Vicente Del Bosque insegue il mito. Se la sua Spagna stasera riuscisse a battere l’Italia, il ct delle Furie Rosse sarebbe il secondo tecnico a vincere mondiale ed Europeo. Cosa riuscita finora soltanto al tedesco Helmut Schoen, tra il 1972 e il 1974, con la Germania Ovest. Oltre a questo, la Spagna potrebbe centrare un triplete dal valore incommensurabile: Europeo 2008, Mondiali 2010 e Europeo 2012. Roba da far venire i brividi.
Comunque andranno le cose, la nazionale campione del mondo, che non perde da diciannove partite, senza contare le amichevoli, tornerà a casa con la conferma di essere una squadra unica, sia per qualità di gioco che per risultati. Un esempio, la considera Cesare Prandelli. E il ct azzurro non esagera. In attesa del fischio d’avvio di Proença per la sua quarta finale europea (due successi e una sconfitta, i precedenti), la Spagna si coccola i suoi talenti. «Ciò che la Spagna ha vinto potrebbe rappresentare uno svantaggio psicologico, ma non credo che abbiamo perso lo spirito di squadra. Non vedo sintomi che possano mostrare un decadimento», assicura Vicente. «Da martedì penserò alle amichevoli di agosto e alle qualificazioni per il mondiale del 2014. Non possiamo rimanere ancorati al secolo scorso, il calcio cambia e anche noi cambiamo. Il nucleo della squadra è rimasto lo stesso, non abbiamo cancellato il passato».
Del Bosque sembra intenzionato a proporre una Spagna con il 4-3-3 ma con un tridente offensivo formato da Silva, Fabregas e Iniesta. Nessuna punta di ruolo, insomma, anche se alla fine Torres potrebbe essere preferito a Fabregas. «Come giocheremo noi? Con tre attaccanti, tre uomini avanzati. Avranno più compiti offensivi che difensivi ed il compito di fare gol. Xavi? È molto difficile che giochi male…», dice il ct. Di certo, cercherà di far innaffiare il terreno di gioco: a Danzica non ci riuscì, l’Italia disse di no, la Spagna si arrabbiò e la scena sembra destinata a ripetersi polemicamente oggi.
Stima più o meno sinceramente gli avversari, Del Bosque. «Credo che il nostro stile di gioco sia simile a quello dell’Italia, non ritengo che le due squadre siano molto diverse», dichiara. «L’Italia in questi anni è molto cambiata e ha continuato a migliorare. Ha un centrocampo con giocatori di qualità come Pirlo, De Rossi e Montolivo, un settore che è stato la chiave del suo successo. Un centrocampo propositivo. Difesa a quattro stavolta? Ma neppure a Danzica Prandelli aveva schierato realmente tre difensori. L’Italia merita di essere in finale». Infine, ricami bellissimi su due fuoriclasse posizionati tra i pali. «La carriera dei due portieri è straordinaria. Casillas per noi è un esempio sin da quando era giovane. E immagino che lo stesso valga per Buffon in Italia: ha meriti sportivi straordinari».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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