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Gli avversari – Hart: «Balotelli? O lo ami o lo odi. È stravagante, ma ha spalle larghe»

Merio. Merio. Merio. L’avrà nominato cento volte in un quarto d’ora, Joe Hart. Il portiere dei Tre Leoni, oltre che del Manchester City, ieri mattina – in una stramba (doppia) conferenza stampa all’hotel Andel’s nel cuore di Cracovia – non ha fatto altro che parlare del suo amico (amico?) Balotelli. Merio, come lo chiama Hart con accento simil barese, mette paura. «È una minaccia seria», spiega, «ma noi non lo provocheremo, saremo concentrati sul nostro gioco e basta». E ancora. «Io non ho mai giocato contro di lui: se sta bene fisicamente, Balotelli è un grande giocatore, uno di quelli che o si amano o si odiano. L’Italia, però, è una buona squadra con o senza di lui».
Vietato, a giudizio del bamboccione di Shrewsbury, promosso titolare dell’Inghilterra da Fabio Capello, su suggerimento di Franco Tancredi, fare paragoni tra il Bad Boy italiano e quello inglese, il neo riccioluto Wayne Rooney. «Sono due tipi molto diversi. Balotelli fuori dal calcio è un ragazzo stravagante, ma ha le spalle larghe. Se ti seguono i tabloid, è normale che vengano fuori cose interessanti. Anche dai giornalisti, se fossero seguiti, probabilmente verrebbero fuori cose strane…», e giù un sorrisetto compiaciuto. Risate della platea? Zero.
Deve tanto a Don Fabio, Joe: dopo i mondiali in Sud Africa, e le papere di Robert Green, il tecnico di Pieris non ci pensò più di tanto prima di affidare la porta dell’Inghilterra al più giovane, promuovendolo da terzo a primo portiere. Ora, però, all’interno del clan inglese, compresi Hart e i giornalisti in bermuda, si pensa poco a Capello e si teme che la sfida di Kiev possa risolversi agli odiati calci di rigore. «Se sarà necessario tirarne uno, lo farò tranquillamente. Intanto, tutte le sere nella mia cameretta mi guardo e mi riguardo un dvd con i rigoristi dell’Italia: li sta studiando uno a uno e, se ci sarà bisogno, non mi farò cogliere impreparato».
Conferenza stampa (doppia) stramba, si diceva. Innanzi tutto perché sono i giocatori di Roy Hodgson ad andare nell’albergo dei giornalisti e non viceversa. Dopo Hart, la Football Association ha mandato nel salone dedicato a radio e tv il centrocampista Scott Parker, che prima di arrivare lì era stato intervistato da una decina di selezionati giornalisti inglesi in una saletta riservata, con tanto di porta sbarrata, al riparo da orecchie indiscrete. E con accesso vietato agli italiani, sistemati insieme con i radiotelevisivi. Parker va embargato fino a domani, cioè oggi, l’ordine della Fa. Ma che cosa ha detto Parker di tanto segreto? Bastava aprire un qualsiasi sito inglese solo poche ore dopo per saperlo. A proposito: nulla di che, oltre a due parole sul solito Merio.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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