In questi giorni sta crescendo sui media europei, anche italiani, lo spazio dedicato al caso Sion. Il club svizzero ha osato opporsi al diktat della Fifa, che aveva squalificato la squadra del Cantone Vallese al divieto di acquisto, schierando in Europa League 6 calciatori ingaggiati alla faccia del decreto di Blatter. Escluso dall’Uefa dall’Europa League (avrebbe giocato nel girone dell’Udinese al posto del Celtic sconfitto nel preliminare), il Sion ha impugnato al tribunale ordinario del cantone Vaud, quello di Nyon dove ha sede la federazione europea. Ha vinto: dovete reintegrare il Sion, ordina il giudice. Alla Fifa che aveva cominciato lo scontro nel lontano 2008 non minacciano, però, il bando della Svizzera (di cui è cittadino residente Sepp Blatter: la Fifa ha sede a Zurigo) da tutte le manifestazioni. Non scatenano fulmini e saette come minacciarono, col coro di Guido Rossi e mezza Italia, nel 2006, inducendo la Juve a ritirare il ricorso già presentato. Per la cronaca il celodurismo delle istituzioni sportive è quasi in archivio: non sanno come fare, ma dall’Uefa cominciano a preparare il piano B, quello C, quello D per reintegrare il Sion. Certo, in Svizzera i giudici sono eletti (come negli Usa) e difendere le tesi del club di casa porta voti, forse. Certo, la vicenda pare la copia dell’estate del Tar di Catania, dove il giudice Zingales mise alle corde il calcio italiano. Epperò ora come allora, la giustizia sportiva si mostra fragilissima. La durezza torna solo a targhe alterne, come e quando pare a qualcuno. Non ci si fida più di questo sistema, italiano e internazionale di amministrare la bilancia della Giustizia, se le istituzioni di fronte ad un problema reale come quello dello scudetto 2006 viene irrisolto come ha fatto la Figc in estate. Se, poi, vedi Palazzi che deferisce Lotito per la frase sul tintinnio di manette pronunciata dopo Lazio-Juve dell’arile scorso, ed è già ottobre, il pensiero ti viene: giustizia sportiva, se la conosci la eviti.
La Redazione
P.S.
Fonte: tuttospprt.com
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