Quel Palermo laggiù gli intristisce i sentimenti. Perché? Perché nella classifica delle maglie delle quali è stato innamorato, dopo quella azzurra, per Pino Taglialatela c’è proprio quella del Palermo. Roba di tant’anni fa, è vero, ma settanta e più partite restano comunque uno spicchio importante della sua carriera.
E allora, signor Batman, come se lo spiega questo crollo rosanero?
«Facile. Il Palermo sta pagando il conto di cessioni importanti e di rimpiazzi non sempre azzeccati. Se poi ci si mette pure un poco di sfortuna? Nonostante tutto, infatti, nella squadra siciliana ci sono valori anche importanti».
Fosse Gasperini, come se la giocherebbe questa gara con gli azzurri?
«Una squadra disperata non può che aspettare e poi sperare in qualche buona ripartenza. Ma il Palermo è capace di ragionare in questo modo, oppure, al contrario, come caratteristica ha quella di provare a fare sempre la partita? Ad attaccare, insomma? Credo sia proprio questa la contraddizione che spesso paga a caro prezzo».
E ora si travesta da Mazzarri.
«Qui è più semplice. E anche più scontato. Più che sulla tattica, come fu in attesa della Roma, Mazzarri in settimana ha sicuramente lavorato sull’attenzione. Sulla “testa” dei suoi giocatori. Sono certo che alla squadra ha detto di non guardare la classifica, di non dare nulla per scontato e di partite subito forte per chiudere in fretta la partita e non aver sorprese».
Quindi, come finirà oggi al San Paolo?
«Mi dispiace per il Palermo, ma se il Napoli gioca da Napoli non ce n’è per nessuno, come sanno bene Aronica e Dossena, i quali oggi saranno dall’altra parte. Immagino la loro emozione quando metteranno piede in campo da avversari. E spero che il tifo del San Paolo riservi loro un lungo applauso».
Poi sarà partita. Caccia ai tre punti. L’unico obiettivo che il Napoli può avere.
«Ovvio. Lo pretende questo campionato che non ha ancora nulla di deciso. La classifica ufficiale racconta di un Napoli terzo. Nella mia, invece, quella con i due punti di penalizzazione già cancellati e restituiti, il Napoli è secondo a meno cinque dalla Juve. E cinque punti con mezzo campionato ancora da giocare sono davvero niente».
Vuol dire che il Napoli può ancora?
«Può? Deve puntare allo scudetto. E, se possibile, anche con maggiore convinzione ora che è chiaro a tutti che la Juve non è più la squadra imbattibile della stagione scorsa. Intendiamoci, per essere forti i bianconeri sono forti, ma è vero pure che nelle ultime nove partite hanno perso tre volte. Questo vuol pure dire qualcosa, no?».
Poi c’è il mercato. Partenze e nuovi arrivi potrebbero cambiare certe gerarchie?
«Senza dubbi. E in questa prima parte di mercato mi sembra che il Napoli si sia mosso bene. Meglio degli altri di sicuro. Con Calaiò, ad esempio, ha completato e rafforzato l’attacco che era già il suo reparto messo meglio. Armero, invece, appena tornerà ai suoi livelli buoni, gli assicurerà spinta e alternative».
E può fermarsi qui?
«No. C’è da fare qualcosa anche in difesa, ma qui molto dipenderà dalle decisioni della giustizia sportiva su Cannavaro e Grava. Comunque, pure pensando alla probabile partenza di Hugo Campagnaro a giugno, l’ingaggio di un altro difensore esperto e forte non sarebbe male».
Portiere. Il Napoli deve cominciare a preoccuparsi?
«Trovo giusto che De Sanctis resti ancora. Questo darà sicurezza alla squadra, mentre al club darà il tempo di lavorare con tranquillità ad un ricambio che tra un paio d’anni sarà più che naturale».
Ma quando dice “ricambio” a chi pensa in particolare?
«E’ da due anni che parlo a tutti di Perin. Però se il Napoli lo vuole deve fare presto. Poi mi piace Mirante e apprezzo molto anche Marchetti. Gli ultimi due sarebbero già pronti per una grande squadra. Perin, invece, lo lascerei fare esperienza ancora per un paio di stagioni altrove e poi lo lancerei».
In attesa di vedere tra i pali della porta azzurra un altro Taglialatela? Come cresce Luca?
«Sono soddisfatto. Sta facendo esperienza con la Primavera della Juve Stabia dove è affidato a bravi allenatori, sta crescendo sotto le cure di Vincenzo Esposito. Lavora, si sacrifica, migliora e fa vita da atleta. Chissà, un giorno magari in azzurro potrebbe esserci davvero un Batman 2. Io, da padre e da tifoso, ne sarei felice».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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