Giovanni Galeone. Dalle nostre parti l’ultimo calcio allegro forse è stato il suo. Calcio sfrontato, divertente, socio fondatore del club dei coraggiosi. Di coloro che preferiscono l’attacco alla difesa. Calcio esagerato e per questo persino lussurioso. Ecco perché chi ha avuto Galeone allenatore non se l’è più scordato. Il Pescara, ad esempio. L’ha chiamato, corteggiato, pregato ma lui gli ha detto no.
Perché?
«Perché per essere determinante devi stare in campo tutti i giorni con la squadra e io con i miei settant’anni e passa oggi farei fatica. Un ruolo da direttore tecnico? No, non fa per me: non mi è mai piaciuto dar consigli, fare il saputello. E allora ho ringraziato e ho detto no».
Classifica. Partiamo dalla cima. Juve, poi Napoli, poi Milan. A cinque dalla fine i valori sono davvero questi?
«Sì. Classifica giusta, veritiera. Da mesi ripeto che alla fine la Juve avrebbe dato dieci punti alla seconda. Siamo onesti, per lo scudetto non c’è mai stata storia. Non se la prendano i napoletani, sono napoletano anch’io e sono convinto che il Napoli stia disputando una stagione eccezionale».
E il Milan del suo figlioccio Allegri?
«Gli è bastato un inciampo per mettere a rischio pure il terzo posto, ma ha un calendario meno infìdo di quello della Fiorentina, Credo che il vantaggio che ha lo terrà sino alla fine».
Giù giù sino alla coda. Siena, Palermo, Genoa e il “suo” Pescara.
«Purtroppo il Pescara è andato. Tra le altre è il Siena che, dopo il miracolo dell’annullamento della penalizzazione, partite alla mano potrebbe avere più problemi. Al contrario del Palermo che in questo sprint salvezza vedo favorito».
Torniamo su. Dunque, troppa differenza tra la Juve e chi l’insegue. Ma Napoli e Milan, soprattutto loro, cosa dovranno fare per annullare questo gap?
«Non sarà facile farlo in poco tempo. Il Napoli dal centrocampo in su è forte, molto forte ed ha giovani interessanti come Insigne e come El Kaddouri che presto diventerà un giocatore assai importante».
Quindi?
«Quindi è dietro che deve migliorare. Ha bisogno di difensori che sappiano difendere e impostare. Poi, se va via Cavani?».
Che succede?
«Mazzarri dice che con Cavani la squadra viaggia alla stessa media punti di quando c’era Quagliarella. Non lo metto in dubbio, ma sostituire Cavani sarebbe un bel problema».
Il Milan invece si terrà stretto Balotelli.
«Con lui s’è sistemato là davanti, ma per riavvicinare la Juventus dovrà migliorarsi a centrocampo e trovare in difesa maggiori sicurezze. Perché soprattutto qui è carente. E perché anche la Juve si rafforzerà».
Allegri e Mazzarri. Che cosa pensa Galeone: resteranno dove sono, andranno via?
«Max a Milano ha fatto cose egregie: uno scudetto, un altro mancato per lo scontro diretto perso con la Juve e ora un prodigioso recupero dopo un avvio incerto per il radicale rinnovamento e ringiovanimento della squadra. Perché dovrebbe andare via? Anzi, so che il Milan vorrebbe offrirgli un ruolo anche più ampio: responsabile tecnico di tutto, anche del settore giovanile».
Puntare ancora sui giovani significherebbe dare un senso a quanto avviato già l’estate scorsa, ma quella distanza dalla Juve?
«Quando si punta sui giovani bisogna aver pazienza. In questo caso saper aspettare vuol dire che per mettersi alla pari della Juve, il Milan dovrebbe aspettare due o tre anni».
Quindi Allegri resterà?
«Credo di sì. Non c’è ragione perché vada via?».
E Mazzarri?
«Spero che resti. La squadra ha una forte caratterizzazione mazzarriana. Credo sia l’uomo giusto al posto giusto. E poi che senso avrebbe abbandonare proprio ora. Ha fatto un gran lavoro ma il suo ciclo non s’è ancora completato. Credo abbia bisogno ancora di uno o due stagioni e del progressivo miglioramento della squadra per puntare allo scudetto. Dire addio adesso significherebbe lasciare la sua opera incompiuta».
Ma le piace più Allegri o più Mazzarri?
«Il mio giudizio è di parte. Fa lo stesso?»
Dica pure.
«Max è più divertente e lavora bene in un club abituato a vincere e che ha avuto grandi allenatori. Non è semplice».
Mazzarri, invece?
“Ha concezioni tattiche diverse ma questo non vuol dire. La differenza? Beh, la prima che viene in mente è che rispetto ad Allegri è assai più “lamentino”. Troppe volte gli ho sentito dire che al Napoli non erano stati concessi dei rigori. E questo non mi piace».
Un’ultima cosa: visto le tedesche che ne hanno fatto del Barcellona e del Real Madrid? E’ ufficiale: la Germania è il nuovo regno del pallone?
«Mi ha sorpreso la sconfitta del Real, non quella del Barca. Quella l’avevo prevista. Anche nelle dimensioni. Il Bayern oggi davvero non ha concorrenti. Il suo è uno strapotere tecnico, tattico e anche atletico».
E’ vero, un ritmo che nessuno regge.
«Sì, corrono tanto. Tantissimo. Al punto che addirittura viene da pensare a male». Addirittura…
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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