Quando faceva l’attaccante guardava la porta. La sentiva, la mirava. Soprattutto la prendeva. Bruno Giordano il centravanti coi piedi da rifinitore. Nove e mezzo il numero che avrebbe dovuto avere dietro le spalle. Faceva carezze al pallone. Scatto, finta e tiro. Il suo campo, gli ultimi trenta metri. Questione di ruolo, evidentemente. E perciò di spazi e prospettive. Ma pure epoche. Da allenatore ha dovuto ampliare lo sguardo. Ormai vede tutto, il portiere avversario e anche il suo. Perché se far gol è il suo istinto, non prenderli è diventato fondamentale per il mestiere. La panchina un osservatorio privilegiato con vista allargata su equilibri tattici e sistema di gioco, e la personalità dei giocatori, gli umori dello spogliatoio, l’esperienza, i piedi buoni ovviamente. Il Napoli che vorrei di Bruno Giordano è fatto di un po’ tutto quello che il suo Napoli ha avuto. Tutto o quasi. Allora c’era Diego Armando Maradona. Ma le storie, certe storie, non è che si ripetono sempre. Pure se poi ogni squadra ha il suo uomo in più, il dodicesimo davvero, e adesso sta in panchina: Rafa Benitez. «Ha vinto tutto, ha una cultura calcistica mondiale. E’ un personaggio che può dare ulteriore slancio al progetto. E’ arrivato e ha subito dato la sua impronta. Ha mentalità e gioca per vincere in casa e fuori. Il Napoli aveva bisogno di una guida così, di uno carismatico, che si fa seguire. Benitez è stata una grande intuizione di De Laurentiis e Bigon. La prossima stagione, dopo un anno intero di conoscenza del nostro campionato, potrà dare ancora qualcosa in più» .
Intanto, il bilancio: spareggi Champions, la Coppa Italia, l’Europa da protagonista e dodici azzurri ai mondiali.
«E questo dei nazionali è il segnale da cogliere, il più importante. Significa che c’è già una squadra forte. Un patrimonio di calciatori su cui lavorare per migliorare e fare definitivamente il salto di qualità. Ci sono talenti enormi e il mondiale li farà ancor più maturare».
Un nome…
«Faouzi Ghoulam. Mi piace tanto. Può essere una rivelazione. Ha gamba, un buon sinistro e con Benitez, tatticamente, si è evoluto. Lui e tutta l’Algeria possono stupire».
Insigne è già una sorpresa. Ormai nessuno più lo immaginava nei ventitré…
«Può essere la fortuna di Prandelli. Ha freschezza, qualità e resistenza organica per giocare a quelle latitudini e con un clima terribile. Insigne è un gioiello, può essere il Pablito dell’82. Per carità, altro ruolo e caratteristiche diverse. Però sa incidere. Ha finito la stagione in crescendo e può esplodere. Sorrido quando leggo di certe offerte dall’estero: Insigne non si tocca, è il Napoli».
Come Hamsik.
«Neanche mi pongo la questione. Tornerà quello di sempre dopo una stagione difficile. La peggiore. Non credo sia dipeso da una questione tattica, di posizione in campo. Aveva cominciato alla grande agendo dietro Higuian. Ci sono delle annate un po’ così, che capitano nella carriera di ognuno. L’infortunio poi ci ha messo il resto. Hamsik ha perso brillantezza e smalto. L’estate e il riposo lo rigenereranno».
Il nuovo Napoli di Giordano: numero 1…
«…Pepe Reina. Farei qualsiasi sforzo per trattenerlo. E’ un leader. Ha mostrato sicurezza, capacità e solidità mentale. E ha un rilancio fantastico, calcia come un centrocampista. Sarebbe un peccato perderlo. Rafael ha talento e saprà imporsi negli anni. Può fare il titolare. Ma io tengo Reina. E non solo lui».
Chi altro?
«Leggo che un po’ dei vecchi, diciamo dei mazzarriani per intenderci, potrebbe andare via. Capisco che nel calcio certi cicli si chiudono, e che sia normale, quasi fisiologico, cambiare. Però Behrami non lo darei. E su Maggio ci penserei: Janmaat aspetto di vederlo meglio al mondiale».
Discorso Zapata: meglio girarlo in prestito o lasciarlo crescere tra panchina e campo?
«Lo manderei a giocare. Per il bene suo e del Napoli. Il ragazzo c’è e quando ha giocato ha fatto sempre il suo. Ha fisicità, forza, fa gol. Però dietro Higuain ci vuole un bomber vero. Da Champions».
Il sogno di Bruno Giordano.
«E’ già svanito: volevo Mascherano, il meglio che c’era. L’età giusta, maturo, esperienza internazionale, la personalità di chi è abituato a giocare coi campioni e sempre per vincere, e poi tatticamente è duttile. Poteva fare il mediano e il centrale dietro. Sarebbe stato un gran colpo».
Gonalons ancora il profilo giusto per Benitez.
«E allora va preso. Se l’allenatore individua il calciatore con caratteristiche funzionali alla sua idea di calcio bisogna accontentarlo. Non mi sembra impossibile da prendere. Se Benitez vuole lui, ci sarà un motivo».
Primo acquisto, intanto: Koulibaly.
«Confesso di conoscerlo poco, il campionato belga ha poca visibilità. Mi sono informato, ho chiesto, letto: fisicamente è un colosso, ha esplosività e forza. Temo però che il Napoli abbia ora bisogno di qualcuno col passo breve. Uno rapido e veloce. Fernandez e Albiol hanno disputato una stagione positiva, e se Henrique va a i mondiali col Brasile è perché ha stoffa. Però ribadisco che un centrale con caratteristiche diverse lo prenderei. Serve un difensore più agile e scattante».
Quanto sono lontane Juventus e Roma?
«Un po’. Sono avanti e non solo nella classifica. La prossima stagione sarà tuttavia completamente diversa. I giallorossi avranno la Champions e dovranno distribuire le loro energie su più fronti, giocare tre volte a settimana, gestire pressioni e fatica. E la Juve dopo tre scudetti di fila immagino vorrà imporsi anche in Europa. Se il Napoli fa le cose per bene sul mercato può davvero avvicinarsi alle primissime e provarci. La gente merita di sognare».
Lo faccia anche lei: un acquisto a scelta.
«Banale dire i migliori, fare nomi impossibili. Insisto sull’identikit: Mascherano era perfetto. Quelli così ti danno qualcosa in più, ti prendono per mano».
Candreva un’idea intrigante.
«Beh, certo, gran bel giocatore. Però non capisco, come per Lamela, dove giocherebbe. Là davanti, sulla trequarti, ci sono Callejon, Mertens e Insigne, e non penso che il Napoli voglia venderne qualcuno. Per cui se c’è da fare un sacrificio economico io mi concentrerei sul centrocampo. Eventualmente sulla difesa, cercando uno scattista. Comunque faccia la società, ascoltando sempre Benitez. Lui è il valore aggiunto».
Fonte: Corriere dello Sport
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