Sfrontato in campo e timido davanti ai taccuini. Il sorriso, però, non gli manca mai, perché Lorenzo Insigne ha messo in fila, in 21 giorni, debutto in serie A da titolare, esordio in Nazionale maggiore e prima rete in massima serie. «Segnare al San Paolo è il coronamento di un sogno», ha ripetuto più volte Lorenzo, che ha vissuto davvero 180 secondi «tre metri sopra il cielo». E del resto il film del suo primo gol in A lo ha rivisto mille volte ieri sera, quando ha festeggiato con i suoi familiari a Frattamaggiore.
Ingresso in campo con boato pazzesco del San Paolo al 31’ della ripresa, un paio di scatti, poi l’assist di Pandev e il tocco di biliardo di destro in rete. La corsa folle sotto la tribuna d’onore, con il pollice in bocca. Dedica facile, alla fidanzata Genny, sugli spalti con il papà. Si sono conosciuti a Napoli, visto che Genny è di Frattaminore, ed ora progettano il futuro insieme. Venti anni, la giovanissima futura mamma è diventata di colpo tifosissima del Napoli e segue Lorenzo dovunque. Ieri lo ha abbracciato negli spogliatoi prima di filare via al braccio del suo fidanzato con l’euforia e la semplicità dei suoi anni. «Il gol – annuncia Insigne – è per la mia ragazza, aspettiamo un bambino e sono al settimo cielo. Ringrazio Goran per lo splendido passaggio, del resto lui è un campione che ha vinto dovunque». E proprio il macedone è stato tra i primi ad abbracciare Lorenzo, coccolato dall’intero spogliatoio. Abbracci e «cinque» con tutta la panchina, dal terzo portiere Colombo a Mazzarri ed infine a Cannavaro. Abbraccio sincero anche con il team manager Peppe Santoro, il suo scopritore. «Sono molto felice – dice il dirigente – perché il gol di Insigne è un sogno anche per me. Giornate come queste ti ripagano dei tanti sacrifici e delle difficoltà avute per farlo crescere».
Il proscenio è tutto per lui, anche se al papà Carmine, in tribuna insieme alla moglie Patrizia, al fratello e ai manager Andreotti e Ottaiano, è scappata una lacrima al gol del figlio. Lorenzo è tutto un sorriso e nelle molteplici interviste ci tiene a sottolineare una cosa. «Ho baciato la maglia perché sono da sempre un tifoso del Napoli. Ho sempre sognato di giocare in azzurro, sin da quando ero raccattapalle. Segnare in questo stadio è stata un’emozione fortissima». Sentimenti che vibrano, c’è tuttavia da parlare anche delle ambizioni sempre più crescenti del Napoli. «Noi lavoriamo per ottenere il massimo, di certo – spiega – ce la giocheremo con tutti. Qui c’è un grande gruppo, faremo un ottimo campionato. Dobbiamo continuare su questa strada, non parliamo ancora di scudetto, per carità…». Però un sogno tira l’altro. «Per ora mi accontento di aver segnato col Napoli, magari ora penso ad altre reti. Ne potevo segnare altre due: sul primo tiro non mi è riuscito il pallonetto, sul secondo l’ho messa proprio bene, ma c’era Acquah davanti».
I tifosi, adesso, vogliono un Napoli con in campo i quattro moschettieri, Hamsik, Cavani, Pandev e Insigne. «Mi piace questa definizione, siamo un po’ come i moschettieri, ma io sono giovane e posso solo imparare. Devo fare tanta strada per arrivare ai loro livelli». Mazzarri avrà sempre più l’imbarazzo della scelta. «Devo solo ringraziare il mister per la fiducia e per le belle parole. Sono tranquillo, penso solo a lavorare per ripagarlo in campo nel migliore dei modi». Tranquillo ma felice, anche per i gol dei fratelli: «Ho fatto i complimenti a Roberto per l’U19 e per i gol in Primavera, ma anche ad Antonio e a Marco per i loro sigilli».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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