Il parere del comico Gino Rivieccio:
“E’ vero, stasera a Udine forse riusciremo di nuovo a imporre la nostra musica, probabilmente i tenori non steccheranno e ritroveranno la voce persa a Londra. Ma resta il fatto che a distanza di quattro giorni il sottoscritto non riesce ancora a smaltire la delusione per l’eliminazione dalla Champions. Gli inglesi di St. James la chiamano disappointment. Noi di Santa Lucia la chiamiamo più semplicemente «collera». D’altra parte il Napoli è un ammortizzatore sociale. E si sa come reagisce la città il giorno dopo una sconfitta. Fino a mercoledì scorso l’adrenalina e l’entusiasmo erano entrati a far parte della composizione dell’aria insieme all’idrogeno e all’ossigeno. Mi dicono che da giovedì in città regnano solo silenzio e ipocondria. «Signor Gì, è normale. Voi dite che il Napoli è un ammortizzatore sociale? Ma a Londra abbiamo preso un fosso così esagerato che persino gli ammortizzatori se so’ scassati», così mi ha detto il tassista appena rientrato a Capodichino. Anche per me è stata la stessa cosa. Essere rimasto ancora due giorni nella capitale della sterlina non ha attenuato la collera. Continuavo a ripensare alla gioia dei tifosi del Chelsea che a fine partita cantavano a squarciagola, in particolare a un pelatissimo supporter blues che al triplice fischio finale mi ha vomitato in faccia tutta la sua euforia. Ho ripensato anche alla mia risposta poco english: «That Chelsea of your mother!» che letteralmente voleva dire «Chella Chelsea ‘e mammeta!». Una rabbia che nelle ore successive è stata alimentata dalla contiguità dell’hotel dove alloggiavo con lo Stamford Bridge che, spenti i riflettori, da mercoledì notte mi è apparso ancora più grigio e tetro. «Forget Chelsea» mi son detto venerdì mattina passeggiando per Londra e trovandola come sempre incantevole. Piccadilly è Piccadilly, South Kensington è intrigante e a Sloane Square se ci fosse uno squarcio di mare ci potrei anche vivere. Ma ad ogni angolo della City si materializzavano i fantasmi di mercoledì notte.
Se dalla fontana di Trafalgar Square con tanto di tridente mi appariva Zuniga infilzare Check, ad Hyde Park Corner rivedevo un altro corner: quello che Campagnaro aveva regalato alla squadra di Di Matteo. Senza contare che al cambio della guardia vedevo entrare Dzemaili al posto di Hamsik e la difesa passare a 4 con Britos e Grava per fare di Buckingham Palace una difesa inviolabile, come avrebbe dovuto essere quella di una squadra che non sperpera un vantaggio di 3-1. Ci si è messo pure il Big Ben che a mezzogiorno invece di 12 di rintocchi me ne ha fatti sentire 4, quanti quelli che de Sanctis non è riuscito a evitare nella notte incrediblues. Addirittura su un pullman diretto a Green Park mi è sembrato di scorgere il tifoso al quale avevo urlato: «That Chelsea of your mother!». Ma poi entrando da Harrods e indossandone l’atmosfera ho sentito di riappacificarmi con l’ospitalità british. Ho guardato mio figlio e gli ho detto: «Ci siamo illusi a papà, è stato fumo negli occhi, anzi fumo di Londra».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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