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Gianni Rivera: «Prandelli non è un giudice: ha guardato Mimmo negli occhi»

L’ex campione in merito all'esclusione di Criscito: «Forse Prandelli ha capito che il ragazzo sarebbe stato al centro di eccessive attenzioni»

Prima botta: «Sono le mele marce a dover essere cacciate. E non la Nazionale a doversene rimanere a casa». Seconda botta. «Anche Bonucci non doveva essere convocato? Non mi piacciono i capri espiatori e non penso che Criscito lo sia diventato con la sua esclusione. Penso che Prandelli abbia fatto le sue scelte dopo aver parlato con i due ragazzi e non dopo aver letto le carte dell’inchiesta». Gianni Rivera, sia chiaro, non è uno tenero. L’ennesimo cataclisma che si abbatte sul calcio italiano lo infastidisce e lo turba.
Rivera, sta leggendo sui giornali le indagini di questi giorni?
«Mi sarei fermato volentieri ai titoli, bastavano quelli per dare un’idea del brutto momento che sta passando il nostro calcio».
Domanda banale, per un calciatore è così difficile accontentarsi del proprio stipendio? 
«In questa inchiesta pare che ci siano quelli ai quali non basta ciò che hanno, e quelli che invece vogliono a ogni costo migliorare la loro posizione. Tutti uniti dal rifiuto dell’idea che nella vita si possa star bene anche con meno soldi».
Aggettivo di moda: è indignato? 
«Capita ovunque e in ogni settore. Il calcio non fa certo eccezione. La corruzione è insita nel genere umano. Questo però non riduce la mia amarezza».
È una crisi di valori, dunque? 
«Innocenti o colpevoli che siano, questi sportivi che scommettono, provando a manipolare i risultati delle gare, danno prova di grande leggerezza morale».
Il calciatore non era un esempio? 
«Questa era una favola di molto tempo fa. Gli eroi della domenica hanno smesso di essere tali da un bel pezzo. Perché? Spesso per semplice ingordigia. Ma questo è il riflesso di un materialismo che non è presente solo nel calcio».
Criscito a casa, Bonucci no. È giusto?
«Prandelli avrà parlato con uno e poi con l’altro e avrà deciso. Magari avrà pensato che Criscito avrebbe risentito di più a stare al centro delle attenzioni di tutti, con le solite domande e magari con altre indiscrezioni a turbarlo».
Quasi come un fenomeno da baraccone?
«Per uno che gioca al calcio, piace stare in prima fila solo per un bel gol o una bella prestazione. Magari Bonucci, al contrario, avrà dato dimostrazione di maggiore distacco dalla vicenda. Ma lo dico da esterno».
Però il napoletano è arrabbiato. Non pensa che il rischio è che Prandelli abbia emesso una sorta di sentenza?
«Penso che il ct non abbia pensato a questo quando ha preso la sua decisione. Ritengo che abbia parlato e valutato le reazioni dei due giocatori. E che non abbia letto le carte dell’inchiesta prima di fare le convocazioni. Non è questo il suo ruolo».
Prandelli si dice disposto a non partire per l’Europeo se questo fosse un bene per il calcio italiano?
«Beh, qui mi ha stupito. Mi sarei aspettato dal nostro ct che dicesse ”noi andiamo avanti perché siamo la parte sana”, senza neppure mettere in discussione la partecipazione. Quello che conta è che dopo queste inchieste spariscano le mele marce e non tutto il cesto. Che senso avrebbe?».
Poche mele marce in un cesto immacolato? 
«Sul cesto non mi sento di garantire. Le eccezioni esistono, ripeto, in ogni settore. Il generico ”così fan tutti”, sia chiaro, di certo non mi piace».
Quale sarà il contraccolpo per l’immagine dello sport italiano?
«Negativo. Ma non credo che la nostra Nazionale ne risentirà in campo. Sotto questo aspetto siamo bravissimi: non mi sembra che ci lasciamo influenzare dalle vicende extra-calcistiche. Ed è giusto così».
Ai ragazzi del settore giovanile scolastico della Federazione, del quale è responsabile, cosa racconterà?
«Che i colpevoli verranno tutti puniti. La magistratura sportiva ha il pregio di essere quasi sempre veloce. In questo caso deve esserlo, per forza».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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