Il tifoso-presidente onorario Gianni Morandi è soddisfatto: “Abbiamo messo i conti a posto, aumentato il capitale sociale e il Cda ha nominato il nuovo presidente, Albano Guaraldi. Ora possiamo prepararci per la partita con il Napoli, che sarà sicuramente una festa: piacerà a tutti goderci lo stadio Dall’Ara gremito come ormai non succede quasi mai. Quest’anno è successo soltanto con il Milan”. Parli del diavolo e spuntano le corna: è proprio ai rossoneri a cui il Napoli vorrebbe rubare punti domenica, a scapito della squadra rossoblù. L’eterno ragazzo di Monghidoro, il capitan Morandi che a Sanremo ha vinto con il gioco di squadra, lo sa bene. “Noi siamo tranquilli, in cinque mesi abbiamo risanato la squadra salvandola un minuto prima del fallimento, il 26 dicembre, sperimentando una nuova strada, da azionariato popolare o quasi, investendo per non perdere una cosa che amiamo, a cui siamo attaccati. E siamo ormai anche salvi dalla retrocessione, potremo giocare tranquilli, il Napoli arriverà invece per vincere, per sperare nella rincorsa allo scudetto”. Un precedente c’è: 22 aprile 1990, penultima di campionato, Bologna-Napoli. “C’ero sugli spalti e, soprattutto, a fare la differenza in campo c’era Maradona. Finì 2-4 per il Napoli, bastarono i primi quindici minuti, con gol di Careca, Diego e Francini, a dare ai partenopei la certezza di aver vinto il loro secondo scudetto. Poi arrivarono due reti nostre, di bandiera, e il quarto gol napoletano con Alemao. Bologna fiorì di bandiere azzurre, immagino cos’è successo al ritorno della squadra a casa”. Previsioni? “Siamo nella condizione di augurarci che vinca il migliore. Un po’ ci dispiace che non ci sia Cavani, volevamo goderci lo spettacolo, visto che non abbiamo l’ansia di fare risultato, ma d’altra parte la sua assenza ci dà più possibilità di centrare un risultato positivo. Non è un uomo che fa una squadra, ma visto il suo attuale stato di forma, Cavani può fare la differenza”. Lei, comunque, all’Ariston lo ha detto e lo ha ridetto: crede nel gioco di squadra. “Perfino quando il Napoli aveva El Pibe, oltre a lui doveva funzionare anche il resto del team. Figuratevi al Festival se un Morandi può fare il Maradona: magari riuscivo anche a fare gol, ma poi sai quanti ne prendevo? Stando uniti, come ripetevo sempre, con le Iene Luca e Paolo e le bellezze Rodriguez e Canalis, invece, ognuno di noi ha tirato il suo bel pallone in rete, mentre gli altri proteggevano la nostra. Forse, però, il maggior gol lo hanno segnato le canzoni e i cantanti. E il pubblico: non lo dico perché ha seguito lo spettacolo per cinque sere, ma perché ci ha permesso di raccogliere 1.170.000 euro destinati alla ricerca per le malattie cardiache. Vincere su un campo di calcio è bello, è esaltante, come anche vedere che il tuo lavoro in tv è stato premiato dall’Auditel e soprattutto dal gusto del pubblico, ma sono onorato di aver aggiunto ai tanti successi dell’ultima edizione del Festival di Sanremo anche quello della solidarietà”. Di fronte alla quale Bologna e Napoli non si tirano mai indietro. “È vero, la contrapposizione tra Nord e Sud è spesso strumentale, lasciatelo dire al ragazzino di Monghidoro che veniva a girare proprio dalle parti del Chiatamone i musicarelli che portavano i titoli delle sue canzoni. Non scommetterei sul risultato di domenica, ma sul calore che i napoletani porteranno al Dall’Ara e su quello con cui li accoglieremo sì”.
Fonte: il Mattino
La Redazione
A.S.
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