Ricordo ancora la notte di Cavani, cosa si fa per un acquisto. Il contratto che passa le frontiere tra Argentina e Uruguay, una macchina che attraversa il Sudamerica, direzione Salto, la casa di Edinson. Mentre Napoli aspettava la sua firma, lui andava a caccia per distrarsi, pronto poi a leggere personalmente tutte quelle clausole che solo De Laurentiis inserisce nei suoi lunghissimi accordi, trenta pagine per consegnarsi più o meno integralmente al Napoli. Poi, dopo il tramonto, arrivano gli emissari di Bigon, comincia la lunga notte, qualche piccolo problema da risolvere, la mezzanotte che passa nervosa, la firma che arriva intorno all’una, il rampante ds azzurro che aspetta il fax per brindare al primo grande acquisto della sua gestione. Primo, grande e sofferto: perché la stampante dell’albergo fa i capricci, la cartuccia dell’inchiostro finisce, sbucano solo alcuni fogli, non bastano per l’ufficialita’. Parte così la corsa verso un fax che funzioni, si svegliano i portieri degli alberghi vicini, si suda per non passare una notte insonne e non rischiare brutte sorprese. All’una e un quarto circa, ecco tutte le pagine firmate che arrivano dall’Uruguay, Cavani e’ del Napoli, habemus Cavani. E può cominciare una storia d’amore bellissima che portera’ il Napoli a sognare lo scudetto grazie alle prodezze del suo Babbo Natale. Me lo diceva Rino Foschi, l’estate scorsa: lui che l’ha scoperto e portato a Palermo giurava sul fatto che Cavani potesse, volesse e dovesse giocare da prima punta, stando più vicino alla porta, sfruttando così le sue doti realizzative senza dover tornare sempre a coprire sul terzino come gli chiedevano al Barbera. Per la verità, a volte lo fa anche adesso ma lo fa perché il sacrificio e’ nel suo Dna, perché ha delle capacita’ di resistenza fuori dal comune, perché riesce a trovare freschezza, forza e lucidità per fare quel gol al Lecce anche quando e’ alla fine della terza partita consecutiva giocata in otto giorni. Canta Napoli, vola Napoli sulle ali di Cavani, quel numero sette dai capelli lunghi e i modi gentili, con l’apparecchio in bocca e un sorriso sempre stampato, che fa tremare i portieri (anche quelli d’albergo…) e ama andare a caccia. Soprattutto di gol. E di sogni.
Fonte: Gianluca Di Marzio per Virgilio Sport
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