Strama sì, Strama no. Bene bene o male male. L’Inter è già ad un bivio. Avrebbe voluto e vorrebbe ancora continuare nel percorso iniziato -poco più di un anno fa- con l’allenatore che stupiva a livello giovanile, portato a Milano da Ausilio e promosso poi inaspettatamente proprio da Moratti. Che adesso pero’ ha i primi dubbi, scaturiti da alcune prestazioni imbarazzanti e da un gioco che si vede solo a sprazzi. Il terzo posto comunque è ancora alla portata, ecco perché Strama resta in pole per la panchina del futuro: chi lo conosce bene, lo descrive sereno dopo le ultime tranquillizzanti telefonate col presidente, pronto a correggere gli errori commessi fin adesso. Anche Mancini, al primo anno interista, uscì presto dalla lotta scudetto, eliminato in Europa, vincendo alla fine quella Coppa Italia che anche l’attuale allenatore nerazzurro può ancora conquistare. Segnali, messaggi, precedenti che inducono Moratti a non scaricare subito la sua creatura. Ma a valutare contemporaneamente le possibili alternative nel caso la situazioni precipiti. Lo dico subito, alla soluzione interna Figo-Baresi non credo molto in caso di sconfitta con la Samp: sarebbe una di quelle mosse disperate senza un vero filo conduttore, meglio quindi finire il campionato così, facendo poi il bilancio a giochi fatti. Se a giugno divorzio sarà, il primo nome a essere preso in considerazione farà rima con Walter Mazzarri. Una parte della società spinge da tempo per lui e Bigon (con i quali non c’è stato al momento nessun contatto), mettendo quindi in discussione anche il futuro di Branca. Ausilio, invece, ha un contratto di altri due anni, è considerato in prospettiva uno dei migliori dirigenti italiani, il suo incarico non è in discussione. Sempre che non sia lui, di fronte alla rivoluzione tecnica, a decidere di fare altre scelte dopo aver valutato programmi e persone con cui lavorare. Mazzarri quindi, poi una lista di guide straniere affascinanti, che Moratti in passato ha preso e ripotrebbe prendere in considerazione: da Blanc a Bielsa, da Lucescu a Simeone, nonostante il recente rinnovo del contratto con l’Atletico Madrid. Stramaccioni intanto ha ancora tempo e modo di tenersi stretta l’Inter, sarà fondamentale fare punti e non perdere il feeling con la squadra. A tal proposito, le parole di Chivu (un suo pupillo) non sono sembrate molto incoraggianti e i sussurri raccontano anche di una sfuriata domenica scorsa che ha coinvolto per la prima volta il capitano Zanetti, vedremo con quali sviluppi. Nel frattempo, il Milan esce da Barcellona con gli occhi lucidi per aver soltanto sognato lo sgambetto al Barcellona e pensa al mercato per rinfrescare ancora la rosa che verrà. Come vi ho raccontato nell’ultimo editoriale, sono ripartiti i contatti col Genoa per Kucka e l’operazione si può chiudere già nei prossimi giorni, c’è la volonta di farlo. Jorginho del Verona è stato prenotato già a gennaio, ma adesso c’è da registrare un inserimento del Benfica. E sul taccuino di Braida, c’è poi segnato a caratteri cubitali il nome di Draxler, talento dello Schalke, seguito da mezza Europa. E Ibra? Ha già il mal di Parigi, farebbe volentieri le valigie, ma in Italia non ci sono in questo momento le condizioni per un suo ritorno. Si parla molto della Juve, grazie ai rapporti di Raiola con Nedved e Agnelli. Ma la filosofia di mercato dei bianconeri, soprattutto relativa agli ingaggi, non prevede stipendi da 12 netti o 10 con lo sconto. E Zlatan, che se ne andò rapidamente ai tempi della B, si dimezzerebbe mai lo stipendio pur di tornare? A Torino, quindi, l’idea-Ibra trova pochissimi riscontri, lo ha sottolineato anche John Elkann. Senza dimenticare che Conte ha costruito un gruppo granitico dove tutti si sacrificano e lottano senza fiatare. E quindi Ibra, nonostante il suo incredibile potenziale, potrebbe rompere determinati equilibri. Ibra sì, Ibra no: la margherita non è un’esclusiva di Strama.
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