Due destini, una notte -magica- per unirli. Due allenatori, una Champions per sognare. Da Mosca a Napoli, i desideri che diventano realtà, l’Europa finalmente ci sorride. Ranieri e Mazzarri, Mazzarri e Ranieri, così lontani e così vicini: compagni di avventura per dimostrare che l’Italia può essere ancora protagonista fuori dai confini, avversari non solo in campionato (sabato prossimo) ma anche per una panchina, storia di circa 2 anni fa. Era il 31 agosto 2009, Spalletti si era dimesso dopo la sconfitta con la Juve, la Roma in cerca di una nuova guida. Fu subito ballottaggio, Ranieri o Mazzarri, squillò il cellulare di entrambi. Claudio non aveva bisogno di muoversi, aspettò in casa, gli sarebbero bastati pochi minuti di macchina per raggiungere la villa dei Sensi. Walter era il preferito del ds Pradè, fu invitato a raggiungere Roma, gli prenotarono un albergo, attese in camera una telefonata che non arrivò mai. A notte inoltrata, verso le 4, Ranieri vinse la sfida per la panchina del suo cuore, sfiorando poi lo scudetto, mentre Mazzarri sostituì Donadoni poche giornate dopo, vissero tutti felici e contenti. Incroci, segni del destino: perché Ranieri ha preso il posto di Gasperini, ma non avrebbe potuto se Gasperini avesse davvero preso il posto di Mazzarri, non è solo una filastrocca. Anche De Laurentiis pensò a Ranieri quando il feeling con il suo allenatore sembrava destinato al divorzio. Forse partì anche una telefonata, di sicuro il presidente si procurò il numero, quel ballottaggio lo vinse comunque Gasperini, anzi lo vinse Mazzarri, pace fatta e ripartenza degna del miglior Napoli. Così Gasp si ritrovò poi all’Inter, Ranieri a casa, un pò deluso per non essere stato preso in considerazione per l’eredità di Leonardo. Tanti nomi, mille idee (Bielsa, Capello, Hiddink, Villas Boas), la sua candidatura nemmeno valutata, un sassolino che scherzosamente il nuovo allenatore dell’Inter si è tolto subito con un paio di battute ai suoi dirigenti, la consapevolezza/presunzione di poter essere (già a giugno) l’uomo giusto nel momento giusto. E i primi risultati lo stanno dimostrando. Sulla sua ex panchina, adesso c’è Luis Enrique, una squadra innamorata del suo allenatore e dei suoi metodi, basta chiedere a chi gioca e chi non gioca. Con un ds, Sabatini, innamorato invece dei giovani talenti. Ecco perché il mercato della Roma è già ricominciato, forse non si è mai fermato. I contatti con l’Uruguay sono frequenti in questi giorni: sabato infatti non si gioca solo Inter-Napoli ma è anche il compleanno di Nico Lopez, 18 anni e un biglietto in tasca per l’Italia, destinazione serie A. Dalle sue parti lo chiamano “El Conejo” perché ha i dentini sporgenti come un coniglietto, calcisticamente l’hanno invece paragonato ad un diamante, il suo sinistro brilla da quando era ancora più piccolino. Il Nacional Montevideo questa volta dovrà arrendersi, c’è una clausola nel suo contratto che lo libera per circa un milione di euro, basta essere maggiorenne. Ecco perché l’estate scorsa gli fu impedito di trasferirsi da noi, nacque un vero e proprio caso diplomatico, il suo viaggio in Italia descritto come una fuga, sulle sue tracce c’erano Palermo, Fiorentina e Roma. Le stesse che adesso hanno riallacciato i fili dell’operazione, Sabatini è in vantaggio, dovrà però chiudere in fretta per evitare pericolosi sorpassi. Sull’autostrada Milano-Verona è stato invece segnalato domenica scorsa Ariedo Braida, il ds del Milan: in tribuna per Chievo-Genoa, ha avuto occhi per il suo Paloschi (ancora metà rossonero), ha studiato Jorquera senza rimanerne impressionato, s’è fatto accompagnare dagli agenti di Constant (Damiani e Parisi), eppure tutti negano un possibile futuro intreccio di mercato. E forse c’è un perché: il Milan non l’ha infatti preso quando in Francia costava poco, apprezzandone poi i miglioramenti con la maglia del Chievo ma senza decidere mai di affondare il colpo. E il Genoa l’ha appena pagato quasi 7 milioni, per rivenderlo ne vorrebbe almeno 10: che affare sarebbe ora per il Milan ?
La Redazione
A.S.
Fonte: TMW
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