Aspettando Cassano, ci divertiamo con Zeman. Perché diciamo la verità: siamo diventati tutti un po’ tifosi del Pescara. L’Adriatico si è riempito come ai tempi di Galeone, la squadra segna tre/quattro gol a partita, è come andare al cinema a vedere un film comico. Sorridi, applaudi, speri che lo spettacolo non finisca più. Così, il boemo è tornato, già a Foggia aveva lanciato segnali di fumo, lo rivorremmo presto in serie A. Dove vedremo sicuramente Lorenzo Insigne, l’arma letale del Pescara, un gioiellino preso in prestito dal Napoli. Astuto il ds azzurro Bigon: sa che gli attaccanti messi in mano a Zeman esplodono sempre, sa pure che Insigne ha bisogno ancora di maturare (soprattutto nella continuità di rendimento per i 90 minuti) e il ritorno a casa è previsto per l’anno prossimo. Segue ogni sua partita Bigon, alla fine lo chiama o gli manda un messaggio, Insigne si sente considerato, il futuro è adesso. La serie B è laboratorio di talenti, ve ne ho parlato anche qualche editoriale fa, magari servono proprio questi turni infrasettimanali per rendersene conto meglio e metterli in una vetrina più osservata. Io personalmente ho seguito Padova-Livorno e credo che il calcio italiano sia davvero in buone mani: Bardi e Perin, i ragazzi del 92, sono infatti due portieri di sicura prospettiva, Inter (ha metà cartellino) e Genoa lo sanno già, Prandelli (o chi per lui, un domani) se ne accorgerà presto. Il terzo è Leali, l’altro predestinato coi guanti, l’unico davvero sul mercato perché il Brescia ha bisogno di capitalizzare. Lo vuole la Juve, lo ha trattato il Napoli, ci pensa Guardiola per il Barcellona mentre Spalletti ha mandato un suo osservatore a Grosseto per vederlo una decina di giorni fa, aggiungiamo quindi anche lo Zenit alla lista dei pretendenti. Ho poi visto in tv tutti gli altri gol della B, sono rimasto stupito dalla crescita dirompente di Boakye, quello che Pea (il suo allenatore) ha paragonato a un piccolo Eto’o, quello che il Genoa ha mandato a Sassuolo per fargli prendere la patente di giocatore vero. Talenti e panchine, la B regala sempre emozioni. Sono sincero, sono felice per Gianluca Atzori: avrà commesso anche degli errori in questi primi mesi di Samp, ma non dev’essere stato facile allenare nei due giorni che hanno preceduto il Crotone. La contestazione dei tifosi, la fiducia a tempo della società, la squadra che non reagiva. L’ha fatto al momento giusto, lui poi ci ha messo del suo escludendo persino Palombo, la panchina adesso non si tocca, almeno fino a nuovi scossoni. Il ds Sensibile l’ha difeso come (e più) che ha potuto, aveva deciso di tenerlo indipendentemente dal risultato, sarebbe stata decisiva la prestazione, la risposta sul campo di un gruppo senza molta personalità. Hanno vinto i giovani (Obiang, Soriano, Foti), è il segreto di questo pazzo campionato. Restando alle panchine e salendo al piano di sopra (in A), è successo e può succedere davvero di tutto. A Cesena, ha vinto Arrigoni dopo i tentativi vani con Ballardini, Marino e De Canio. A Lecce, Di Francesco si giocherà il posto proprio da Arrigoni. A Palermo, Mangia è in discussione e non capisco sinceramente il perché: ha 13 punti, uno in meno del Napoli, cosa pretende Zamparini lo sa soltanto lui. Prima Mangia è il suo Wenger, ringrazia Delio Rossi e Ranieri per avergli detto no, poi lo stesso Mangia non ha esperienza e dovrebbe ascoltare i suoi consigli: continuo a non capire. Anche la smania di mettere continuamente in discussione l’allenatore del Cagliari, chiunque sia. Cellino ormai ne cambia 2 o 3 all’anno, adesso anche Ficcadenti non sarebbe più al sicuro. Eppure poco tempo fa, se avesse vinto contro il Napoli, sarebbe stato in testa da solo al campionato. Di serie A. E’proprio necessario allora dover cambiare sempre e comunque allenatore ? Non lo dico da figlio di chi ha fatto questo mestiere, lo sottolineo perché ormai non basta più solo vincere. E nemmeno divertire: altrimenti non ci saremmo dimenticati così a lungo di Zeman.
La Redazione
A.S.
Fonte: TMW
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