Ieri sera, tornando a casa dopo la Champions, mi sono fermato in un ristorante milanese, c’erano telecamere e bottiglie di champagne, i turchi che festeggiavano la vittoria contro i campioni del Mondo in carica. Il presidente del Trabzonspor, Sadri ?ener, sembrava Alberto Sordi nel Borgorosso Football club, nemmeno lui ci credeva di aver battuto l’Inter.
In Inghilterra, invece, un Napoli dato per spacciato fermava il super City rischiando persino di vincere, con dieci/undicesimi all’esordio in Champions. E in Spagna, la sera prima, il Milan bloccava il grande Barcellona tirando solo due volte in porta, siamo italiani e ci va benone così. Tutto e il contrario di tutto: alzi la mano chi ha indovinato -assieme- i tre risultati delle italiane in Coppa dei Campioni, meriterebbe una nomination all’Oscar del calcio.
Inter, Napoli e Milan, non ha vinto nessuno ma ha perso solo Gasperini, la panchina già scotta, siamo italiani anche in questo. Porterà ancora poca pazienza Moratti, i segnali sono preoccupanti, anche quelli che ha lasciato in eredità un mercato non molto convincente, fatto di scelte obbligate per il fair play finanziario (via Eto’o, dentro Forlan) e strategie più istintive che programmate (Zarate, soprattutto). Al contrario, il Napoli aveva deciso a tavolino di intervenire solo a centrocampo, aumentando muscoli e centimetri, regalandosi Inler come anima del reparto e Dzemaili come jolly multiuso, senza toccare il resto del gruppo arrivato terzo in classifica.
Ecco perché Mazzarri è partito forte, ecco perché il Napoli non ha bisogno di tagliandi nè giri di prova, la macchina è già collaudata. Come quella di Allegri, squadra che vince non si cambia: al Camp Nou, c’era infatti solo un giocatore nuovo (Nocerino) rispetto alla formazione del tricolore. Vince (o non perde) chi ritocca poco, chi evita il lifting completo per affidarsi a un semplice restauro. Le rivoluzioni non pagano: siamo italiani, di pazienza ne abbiamo poca.
La Redazione
C.T.
Fonte: Gianluca Di Marzio per Virgilio Sport
