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Giampaolo Pozzo: “Fermare i campionati è stata una scelta coraggiosa”

Pinzi: "Quello che è successo è ingiusto"

Un’altra intera città, oltre a Livorno e Bergamo, in lacrime. Ieri pomeriggio Udine è ammutolita, straziata da un dolore incredibile. Morosini fino allo scorso gennaio era qui, si allenava con la prima squadra. Ospite dell’Hotel Continental, dove alloggiava in attesa di una nuova sistemazione. Qui il suo compagno di stanza, lo svizzero Berisa, ha vissuto via internet il suo dramma. Scoppiando a piangere quando la situazione è peggiorata, in maniera irreversibile. Il sito del club friulano ha subito manifestato il suo cordoglio: «Ciao Mario, ci mancherai. Di te rimarrà il ricordo di una persona eccezionale e di un professionista esemplare. La famiglia Pozzo, i giocatori, lo staff tecnico e medico sono profondamente addolorati per la tragedia che ha scosso il calcio italiano e piangono la scomparsa di Piermario Morosini» .

TRAGEDIA – Ma un altro dramma tremendo si è consumato in un altro albergo, l’Astoria, che ospitava l’Udinese in ritiro in attesa di affrontare l’Inter. Frastornato e sconvolto, Francesco Guidolin è stato il primo a precipitarsi nella hall quando è stata ufficializzata la notizia della morte. «Pazzesco, non ci voglio credere…. Adesso come faccio a dirlo ai ragazzi?» ha detto con un filo di voce, con il cuore gonfio di pianto, affranto perchè sapeva quanto Mario fosse amico di molti dei suoi giocatori. E’ arrivato anche Di Natale, in lacrime: «No, io non gioco, non ce la faccio… In campo ci vado così» ha garantito quasi piangendo e indicando la tuta che non si sarebbe mai tolto. Si sono poi radunati molti giocatori. Handanovic, Coda e Pinzi, oltre a Di Natale, erano quelli che conoscevano meglio Morosini. «E’ incredibile, è ingiusto – ha commentato Pinzi – anche perchè nonostante tutte le negatività e le traversie della sua vita Mario aveva sempre il sorriso sulle labbra» . Molti compagni di squadra hanno manifestato il loro cordoglio su Twitter. Così Benatia: «Un dramma enorme, una tristezza infinita» . Belardi: «Il giorno più brutto della mia carriera» .
POZZO – Giunta la notizia ufficiale della sospensione totale del turno di serie A, il patron dell’Udinese Giampaolo Pozzo ha indetto una conferenza-stampa presso lo stadio «Friuli» che si stava preparando ad ospitare la sfida contro l’Inter. «La decisione è stata giusta e coraggiosa. Non si poteva giocare – ha detto – e se la Federcalcio non avesse deciso di sospendere la partita, l’avremmo fatto noi, pagandone le conseguenze. Poi abbiamo sentito i dirigenti dell’Inter e anche loro sono stati concordi nel non giocare. Dieci minuti dopo è arrivata la decisione della Federazione. Non era facile prenderla così, immediatamente. In questo caso non c’è stata speculazione di nessuno e questo fa capire che anche nel calcio c’è umanità. Ma resta la tristezza della morte di un ragazzo così giovane. Ma credo la sua morte sia stata una questione casuale. Questi ragazzi non prendono farmaci, fanno una vita regolare, sono controllati nell’alimentazione e negli allenamenti. Non si può pensare a nulla se non alla casualità. Non si può fare nulla per la prevenzione» .
SCONVOLTO – Pozzo ha ricordato così il suo giocatore: «Morosini era qui da diversi anni (sette; ndi), l’abbiamo preso dalle giovanili dell’Atalanta. E’ sempre stato un ragazzo molto serio, professionale, bravo. Ha giocato diversi campionati in prestito, poi rientrava per il ritiro. Quest’anno l’abbiamo tenuto qui fino a gennaio. Era uno della squadra, era bravissimo, educato, diligente, molto professionale. Gli volevano tutti bene. E’ una delle giornate più tristi della mia carriera nel calcio, perchè in 26 anni non ricordo un episodio così grave. Ho saputo dalla televisione che era stato male. Dopo un’ora e mezza abbiamo avuto notizia del decesso. L’allenatore e i giocatori si sono subito rifiutati di giocare. Non c’era lo stato d’animo giusto per poter scendere in campo» . I tifosi dell’Udinese hanno abbandonato il «Friuli» con l’ultimo saluto a Piermario: «Morosini uno di noi. Curva Nord» .
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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