Dieci ore chiuso negli uffici degli 007 della Procura Federale. Per Carlo Gervasoni sarebbe un record se non ci fosse il precedente della confessione di Micolucci, il pentito dell’estate 2011 che vuotò il sacco per una notte intera, fino all’alba, chiuso per quattordici ore negli stessi uffici della Figc in via Po. Gervasoni ha continuato a parlare: l’ha fatto a Cremona, nell’ultimo interrogatorio datato 12 marzo e desecretato solo giovedì, in concomitanza con la trasmissione degli atti alla Federcalcio; l’ha fatto ieri a Roma, confermando (e non poteva essere altrimenti) quello che aveva raccontato al pm Di Martino. Tutto questo mentre nell’altro ufficio un secondo pool di investigatori della Procura Federale interrogava prima Stefano Mauri e poi Cristian Brocchi, alla ricerca di riscontri o smentite sulle due partite – Lazio-Genoa e Lecce-Lazio – dei biancocelesti di cui parla Gervasoni e sulle quali la giustizia sportiva vuole vederci chiaro. E mentre Gervasoni continuava a raccontare la sua versione, nel tardo pomeriggio sono sfilati davanti agli uomini di Palazzi anche Bertani e Shala, altri due giocatori tirati in ballo dal difensore della Cremonese, ex Piacenza. E le parole di Gervasoni, già pronunciate dinanzi ai magistrati di Cremona, bastano a far tremare di nuovo mezza Serie A.
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