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Gerbaudo e Padovan, che maleducazione! Ma a Torino c’è chi vuole premiarli …

Dai cori razzisti di Torino ai gesti di ieri sera: la fotografia di un' "ambiente insurrezionalista"

Che il mondo dei social network sia una palude in cui bisogna camminare con cura, è cosa ben nota. Si incappa in qualsivoglia pericolo se non si è ben attenti; passino i post dei semplici utenti ma non quelli dei personaggi pubblici. È letteralmente vergognoso quanto scritto dalla “collega” Annamaria Licata di Radio juveweb, poche ore dopo la finale di ritorno di Tim Cup tra Napoli e Juventus che ha consegnato il trofeo ai bianconeri: presa dalla foga e dal troppo sentimento verso i propri colori, la giornalista si è lasciata andare a commenti che per decenza non riporteremo. Premierebbe il comportamento di Gerbaudo e Padovan, sanzionati dal direttore di gara per comportamenti inappropriati nei confronti del pubblico di fede azzurra. Non è la prima volta che la suddetta collega si renda protagonista di dichiarazioni discutibili: dopo Napoli-Juventus del 1 Marzo scorso, conquistò le attenzioni dell’opinione pubblica con alcune dichiarazioni sul Vesuvio (clicca qui per leggere l’articolo). Per amor di verità, ricordiamo che i tifosi bianconeri per l’occasione, vennero punti con 53 daspo per aver dato alle fiamme auto parcheggiate nell’area cimiteriale, adiacente a Via Terracina.
Ci preme per sottolineare come sia giusto stemperare i toni e richiamare tutti al rispetto delle norme, come fatto dall’allenatore bianconero Baroni, ma evidenziamo come sia permesso che possa passare inosservata una campagna a sfondo xenofobo nei confronti del popolo partenopeo. Lo stesso coro xenofobo riservato al portiere romeno Branescu ieri sera, è stato stigmatizzato dalla nostra redazione, come dimostra la nostra diretta testuale: è impensabile che una città come Napoli, da sempre conviviale e aperta alla miscellanea con nuove culture, presti il fianco a questi vomitevoli giochi.
Allo Juventus Stadium si vede spesso un clima ostile, cori razziali ed episodi gravissimi: basti pensare alla gara d’andata della Finale di Coppa Italia Primavera, come testimonia il nostro direttore Ciro Troise, inviato sul campo: lanci di bottiglie sul portiere Crispino e i soliti cori beceri che inneggiano all’eruzione del Vesuvio. Ma non è solo questo, lo stile Juve è cambiato da un bel po’, con la nuova dirigenza e Conte in panchina, sono certamente tornate quella gran voglia di vincere e quella fame quasi folle di vittorie, ma è sopraggiunto anche un nuovo vento di arroganza, un senso di superiorità ostentato con antipatia e soprattutto una mancanza di stile e “aplomb”, che facevano parte del DNA della Vecchia Signora. Non contava che in campo fossero ragazzini nemmeno diciottenni, contava battere Napoli e non il Napoli.
Di collega in collega – Le parole di Paolo Del Genio racchiudono in un commento sintetico ma illuminante sul suo profilo Facebook, tutti questi pensieri: “Loro vincono e tirano fuori la rabbia. Noi vinciamo molto meno, ma quando lo facciamo esplode la gioia. Meglio vincere meno e gioire di più che vincere tanto ed essere sempre arrabbiati. Primavera Juventus al San Paolo non un caso, Conte e Marotta docet”; rabbia e gioia, due aspetti contrari della stessa medaglia. Calciopoli ci ha consegnato una società nuova che incarna il mito della fenice; rinascere dalle proprie ceneri però, non vuol dire assumere atteggiamenti insurrezionali, quasi ad identificare la Juventus con l’ultima delle provinciali. Dalla boriosa rivendicazione dei 30 scudetti sul campo alle dichiarazioni di Marotta e conte, rispettivamente dopo Juventus- Genoa e Bologna – Juventus, quasi a credere alla narrazione romanzesca del “tutti contro la Juve”. Certamente non dipende tutto dalla società di appartenenza, ma di un calcio che giorno dopo giorno perde i propri valori di lealtà e “fair play”, senza nemmeno rendersene conto. Le scommesse sulla Serie D e sul calcio giovanile sono solo l’ultimo degli esempi di un mondo che da tempo ha perso credibilità e che facilmente non la riacquisirà in breve tempo. In Germania ci sono riusciti resettando e partendo da zero e il Bayern Monaco l’ha ampiamente dimostrato.
Nel frattempo la sconfitta della Primavera brucia, per come è maturata e per il comportamento degli avversari, ma una cosa è certa, al San Paolo lo spettacolo è stato bello, la cornice di pubblico notevole e i ragazzi di Saurini possono essere comunque felici. Non è roba da tutti i giorni giocare in uno dei templi del calcio, con 40000 persone a sostenerti. Andatelo a spiegare a Gerbaudo e Padovan, ma dubito che capiranno, specialmente se qualcuno vorrebbe costruirgli una statua per premiare la loro maleducazione!

A cura di Francesco Gambardella e Dario Gambardella

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