Parata e risposta, con affondo finale. La replica di Rafa Benitez alle critiche per il turnover con il Sassuolo è in linea col suo personaggio: garbata, persino umile, ma alla fine non manca un colpo di coda. «Non ci sono più ”titolarissimi”, se vogliamo arrivare a fine stagione ed essere ancora in lotta per qualcosa, bisogna andare avanti così. Bisogna distribuire le forze e le energie. E lo faremo anche oggi con il Genoa».
Rafa è fatto così, ha una bonarietà di superficie che gli regala consensi, ma ha anche il suo caratterino, che emerge qua e là nei comportamenti e nelle dichiarazioni. «Doveva parlare Pecchia, capiterà che sia lui a fare le interviste prima di una partita. Ma non dopo Sassuolo: in certi momenti, tocca a me rispondere». La faccia in primo piano. Una lezione per tutti. Non gli piace sentirsi criticare troppo, né farsi dare del superficiale. «Non sono pentito delle scelte fatte mercoledì, noi non abbiamo sottovalutato l’avversario: qualche incidente di percorso può capitare. Non temo neppure che con il Genoa ci sia chi pensi già all’Arsenal. Dobbiamo pensare al campionato, se riusciamo a dare il massimo e a fare le cose per bene, lotteremo fino alla fine per lo scudetto».
Non scarta nulla, non è il momento di scegliere gli obiettivi. Non ce ne sono. «Quello che adesso più mi sta a cuore non è vincere una partita, ma far salire il livello complessivo dell’organico. Perché questa è la strada perché a fine stagione il Napoli si possa trovare nelle condizioni di vincere qualcosa». Non esclude nulla. Neppure la Champions. «La squadra ha carattere, anche se sappiamo di poter fare molto meglio di mercoledì: abbiamo vinto cinque gare su sei, certi errori non dobbiamo più commetterli e il bello del calcio è che puoi rifarti subito. Fin da oggi col Genoa».
Eccola, la punturina: gli altri, cioè la Roma e l’Inter, hanno un vantaggio, un grande vantaggio: «Molto più semplice per loro preparare le sfide in campionato senza avere le Coppe: studi gli avversari, ti alleni senza paura di qualcuno che si faccia male… ma io sono contento di allenare una squadra impegnata su due fronti». Più complicato capire cosa frulli nella sua mente per la formazione che giocherà contro il Genoa. Ogni riposta che dà può avere più di una interpretazione. Eccolo. «Zapata? È pronto mentalmente e fisicamente al cento per cento. Pandev? Può essere anche il vice Higuain». Spiega il concetto. «Quello che conta è la squadra non il giocatore, quello che conta è l’idea di gioco non è il modulo. Chi gioca a Marassi? Devo capirlo tenendo conto della stanchezza: a questi livelli, non è possibile giocare ogni tre giorni più di due o tre partite. Si rischiano infortuni e lunghi stop».
Dunque, Rafa in difesa dovrebbe affidarsi nuovamente alla coppia di centrali titolare (Britos e Albiol) che ha tenuto in panchina con il Sassuolo, ripropone Zuniga a sinistra e Mesto a destra come contro il Milan. Ritorna Behrami. E in attacco, spazio a Pandev: da prima punta, al posto di Gonzalo (ipotesi molto più accreditata: intanto, il Pipita e Fernandez sono stati convocati dall’Argentina per le partite contro Perù e Uruguay dell’11 e del 15 ottobre) o da trequartista, come rimpiazzo di Hamsik (ma in corsa c’è anche Mertens)? È l’ultimo dilemma della giornata che andrebbe parzialmente ad influenzare il modulo. La risposta arriva dallo stesso Rafa, in versione editorilista dell’Independent: «Tutti in Italia parlano di moduli e delle filosofie dei manager sul calcio d’attacco. Mi dispiace, ma i filosofi per me sono solo Platone e Socrate. Prendete noi col Sassuolo: 73 per cento di possesso palla e 1-1. E il Barcellona? 49% di possesso ma 4-0 al Rayo Vallecano». Esalta Insigne («Sentirete molto parlare di lui»). E si prepara per Londra. «Non vedo l’ora, ma prima devo vincere col Genoa».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
L.C.
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