Il derby dell’amicizia. Dalle gradinate di Marassi al campo e poi sul mercato. Rossobluazzurro i colori di una partita speciale. Trentuno anni di gemellaggio tra le tifoserie, molto meno, ma comunque tanto, per le proprietà prima di fare affari insieme, di scambiarsi giocatori, di trovare le formule giuste per mettere d’accordo bilanci ed esigenze tecniche. Anni di trattative sfumate, operazioni abbozzate e finite poi in chiacchiere. Sembrava una jattura. Una di quelle storie del calcio senza un’apparente spiegazione. Poi, ecco il feeling: giocatori passati qua e là e ora compagni di qualche altro che l’aveva già fatto in passato, lasciando tracce di un’esistenza calcistica diversa e che però adesso ritorna. Genoa-Napoli non è una partita come le altre. Non potrebbe esserlo per Fabio Liverani, allenatore del Genoa oggi azzurrino ieri, giovane centrocampista di una Primavera napoletana sbocciata poi altrove. Nemici-amici. Romanzi che si intrecciano ed emozioni che vanno al di là di numeri e statistiche che pure restano. Ognuno ha i suoi ricordi, qualcuno indelebile, altri più leggeri eppure importanti, da tirare, scovare nella mente. E allora Gamberini, Santana e Calaiò col Genoa: tris napoletano di un mercato azzurro diventato tutto rossoblù. Cambiano le maglie, restano però i colori, segni indelebili dell’anima. Calaiò napoletano per sempre. Lui il bomber della scalata dalla C alla A, quello dei gol che hanno fatto la storia recente del Napoli, lo scugnizzo palermitano di un addio doloroso rivelatosi poi soltanto un arrivederci. Calaiò prima e dopo. Il ritorno, la disponibilità totale al progetto Mazzarri, l’estate in ritiro con Benitez, la possibilità di rimanere e poi i saluti. Commossi, riconoscenti, stavolta definitivi. A Napoli ci torna per stare in famiglia. E’ un avversario. L’arciere il cupido napoletano. Frecce scoccate per la gioia del San Paolo. Quella che hanno provato Gamberini e Santana, e prim’ancora Matuzalem e Portanova, azzurri di un’epoca che sembra lontana, quasi da dimenticare, e che pure hanno da ricordare. Però il presente. E il Napoli di oggi. Che è ora tutto di Behrami e soprattutto Mesto. L’esterno che a Genova ci ha giocato, ha amato la maglia, e ha pianto quando gli hanno chiesto di levarsela. Il calcio è anche sentimento e Genoa-Napoli fa battere il cuore. Un po’ qua, un po’ là. Una vita di calcio in un’ora e mezza.
Fonte: Corriere dello Sport.
La Redazione.
D.G.
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