Al Cagliari deve il suo esordio in A, dicembre 2004; al Napoli, invece, le soddisfazioni più belle provate in carriera: due promozioni di fila, l’esperienza in Europa League, le tante vittorie che hanno proiettato il Napoli al livello delle grandi. Gennaro Iezzo, il portiere della doppia scalata, ha lasciato il segno nel cuore dei tifosi.
«Non certo nella società – confessa con un pizzico di amarezza, l’estremo difensore di Castellammare di Stabia – Mi sarei aspettato un congedo diverso, un minimo di riconoscenza dopo aver dato tutto per quella maglia, mai una polemica, mai un problema. Invece, niente di niente. Ma fa lo stesso. Conta il rispetto che mi sono conquistato nella gente. Ovunque mi vedono, vogliono complimentarsi con me. E questo è molto gratificante. Resto grande tifoso del Napoli. O meglio, un patito».
Domenica sarà allo stadio?
«Purtroppo no. Da quando sono andato via, non ho avuto più la forza di entrare in quello stadio. E’ più forte di me. Di sicuro, farò un tifo da matti, stando a casa».
Nonostante sia di scena il Cagliari che pure le ha dato tanto?
«A quella squadra mi lega una simpatia forte ma già quando giocavo con loro, tifavo per il Napoli. In Sardegna ho avuto modo di farmi apprezzare e di esordire in A grazie a Reja. Ho conosciuto un presidente appassionato e competente, qual è Cellino. Ed ho giocato con Diego Lopez che già all’epoca dimostrava di conoscere i segreti del calcio. Avrei giurato che sarebbe diventato allenatore. Sono contento per lui, ha fatto un gran lavoro. E fossi nel Napoli terrei le antenne ben alzate nonostante manchino Conti, Pinilla e Cossu».
Vuole dire che il Napoli dovrà preoccuparsi del Cagliari?
«No, ma stare attento sì. Si tratta di una squadra che si è salvata in largo anticipo nonostante una serie di ostacoli, dotata di uomini veloci, bene organizzata. E poi, lo sappiamo: se il Napoli abbassa un po’ la guardia, diventa vulnerabile; altrimenti può battere chiunque, anche la Juve. Ora sta attraversando un buon momento e deve proseguire su questa strada. La Champions è troppo importante».
Anche per trattenere Cavani?
«Lì credo che dipenda dal progetto della società. Cavani ha dimostrato con i numeri di poter ambire a qualcosa di importante. O si allestisce una squadra capace di competere a grossi livelli, oppure è destinato ad andar via. Stesso discorso, penso sia valido per Mazzarri che ha svolto un egregio lavoro. E’ il progetto che dovrà convincerli a restare, non credo sia un problema di ingaggio».
Chi potrebbe essere l’uomo-partita con il Cagliari?
«Io stravedo per Hamsik. Cavani è uno degli attaccanti più forti al mondo ma giocatori come Marek ne vedo pochi in giro. E’ un vero top player. Trasmette un’adrenalina incredibile quando ha la palla al piede. Spero che faccia un’altra partita fantastica. L’ho visto maturare anno dopo anno. E come amico mi è rimasto nel cuore».
Chi altri ricorda con piacere?
«E vabbè, mister Reja che mi convinse a lasciare la serie A a Cagliari per venire a Napoli. Mi telefonò personalmente dopo i play off persi ad Avellino. Mi aveva fatto esordire lui in Sardegna dove ero approdato grazie al ds Nicola Salerno. Sentivo una certa riconoscenza. E rifiutai l’Aek Atene per correre al Napoli in serie C1. Era l’occasione della vita, non potevo lasciarla sfuggire. E con mister Reja ho gioito tante volte. Ricordo ancora la promozione festeggiata a Genova».
Nessun altro ricorda?
«Non è così, ricordo gli altri con i quali ho diviso lo spogliatoio. E con Gianluca Grava ci sentiamo spesso».
Di cosa si occupa ora?
«Avevo cominciato ad allenare a Sant’Antonio Abate ma poi ho lasciato dopo tre partite perché non era il caso. Con Alessandro Pacifico ho creato una scuola di portieri itinerante. Due volte a settimana giriamo per le scuole calcio a fare gli istruttori. Ed a giugno mi iscriverò al corso di seconda. Mi piacerebbe fare il vice o il preparatore dei portieri».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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