Un mese prima l’invasione sovietica aveva stroncato nel sangue la Primavera di Praga e Roberto Mancini non aveva ancora compiuto 4 anni. Era il 1968, una data che ha segnato la storia moderna, quando il Manchester City partecipò per la prima volta alla Coppa dei Campioni: sarebbe stata anche l’ultima, prima di ritornarci 43 anni dopo. Fu toccata e fuga: eliminato al 1o turno dal Fenerbahce. All’andata 0-0 in casa, al ritorno i turchi vinsero 2-1. Mancini teme l’effetto-Champions e sta strigliando la squadra, nonostante il primo posto in Premier con lo United e i 12 gol della coppia Aguero-Dzeko.
Grandi manovre – L’operazione-Napoli è cominciata subito dopo il 3-0 con il Wigan. Mancini è tornato a casa e si è accomodato in poltrona di fronte al televisore per seguire in diretta la partita della squadra di Mazzarri a Cesena. Ma ha spedito anche al Manuzzi un osservatore (Lombardo) perché la visione sul campo è ben altra cosa. Mancini spera di recuperare Barry (caviglia malandata) e si augura che i 60′ di sabato abbiano aggiunto qualcosa allo stato di forma di Tevez. Contro il Napoli partirà però titolare Dzeko, con il trio spettacolo (Silva, Na- sri e Aguero) alle spalle. Mancini sta torchiando i difensori: contro il Wigan ci sono state leggerezze che non sono piaciute. Il Napoli non è il Wigan: con quell’attacco che si ritrova, può far male.
La redazione
F.G.
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