Trentasette formazioni diverse in altrettante partite rendono chiaro un concetto: Benitez non ha mai avuto le idee chiare sulla potenzialità del proprio organico. E come se non bastasse, si è mostrato troppo integralista nel difendere il 4-2-3-1, il modulo che il valore delle individualità non ha saputo supportare. Basti pensare alle 50 reti incassate dalla difesa, che ha fatto peggio di Empoli (48) e Chievo (38) e ai 12 punti in meno rispetto alla classifica dello scorso anno. Condizioni determinate da alcune scelte sbagliate, dalla volontà di non voler modificare il suo credo tattico adattandolo, magari, alle caratteristiche dei singoli. Sono tre, tuttavia, i momenti chiave della stagione, i più deludenti: l’eliminazione dalla Champions League, dopo il preliminare contro l’Athletic Bilbao; la sconfitta nel sabato santo, all’Olimpico, contro la Roma che l’ha praticamente escluso dalla lotta per il secondo posto e, infine, il mancato accesso in finale di Europa League, con la sconfitta rimediata dal Dnipro. Dietro l’alibi di un increscioso silenzio stampa, il Napoli si è schermato per evitare imbarazzanti confronti. E’ auspicabile che il tecnico pretenda di parlare, perché Napoli ha il diritto di sapere i motivi di questo «tradimento», non solo suo, ma di tutta la squadra.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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