Dopo otto stagioni di fila in utile, il Napoli chiude il bilancio in rosso: l’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport evidenzia che la perdita al 30 giugno 2015 è stata di 13,1 milioni, come risulta dal verbale dell’assemblea del 28 ottobre che ha approvato i conti dello scorso anno deliberando la copertura del passivo attraverso l’utilizzo delle riserve. Il Napoli, infatti, non aveva bisogno di iniezioni di capitale visto che per otto esercizi sono stati accumulati fior di profitti, in grado di far lievitare il patrimonio netto al 30 giugno 2014 a quota 72 milioni. Dal punto di vista gestionale, tuttavia, qualche riflessione se la sarà fatta patron De Laurentiis, abituato a far camminare il Napoli con le proprie gambe e antesignano nell’applicazione del fair play Uefa. Già nei precedenti esercizi era emersa la dipendenza dalle plusvalenze: i 32 milioni del 2012-13 (di cui 29 per Lavezzi) erano stati decisivi per segnare il +8 nell’ultima riga di bilancio, i 69 del 2013-14 (di cui 64 per Cavani) avevano regalato l’utile record da 20 milioni. Cessioni a peso d’oro per compensare l’aumento dei costi, con stipendi e ammortamenti cresciuti rispettivamente del 54% e del 104% dal 2011 al 2014. La differenza è che nel 2014-15 i pezzi pregiati sono rimasti in casa e ci si è dovuti accontentare dei 12 milioni dell’Europa League. Così si spiega, in attesa del bilancio completo, il rosso 2014-15. Che può anticipare il seguente scenario: in nome dell’autosufficienza la qualificazione in Champions è fondamentale, pena la necessità di monetizzare con le cessioni.
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