“C’è la possibilità che domani riposi un po’? No, no, gioca finchè non muore”. In queste parole di Ivan Juric c’è tutto Sofyan Amrabat, autentico combattente e perno del centrocampo del Verona che sta stupendo il campionato, con il suo gioco basato su ritmo e intensità. Queste le caratteristiche principali di Amrabat, uno che non molla mai, che non si arrende fino a quando l’arbitro non decreta il fischio finale. E’ la storia della sua carriera ma anche della sua vita, di un ragazzo che tra tante difficoltà è riuscito ad emergere e oggi il suo nome viene accostato a una delle squadre più importanti della Serie A. Ma la storia di Amrabat comincia diversi anni prima del suo arrivo a Verona, comincia dall’Olanda e da uno stato di povertà.
Sofyan Amrabat nasce infatti il 21 agosto 1996 a Huizen, una cittadina nei sobborghi olandesi, dove la vita ti costringe a lottare sin dalla più tenera età. Lui, figlio di immigrati marocchini, la voglia di non mollare mai l’ha imparata da lì. Il Marocco, il suo paese d’origine e la nazionale per la quale deciderà di giocare una volta diventato un giocatore professionista. La scalata di Amrabat comincia dal settore giovanile dell’Utrecht, con la cui maglia esordirà in Eredivisie nel 2015 a soli 19 anni.
Dopo sole due stagioni, arriva la chiamata del Feyenoord. Amrabat a soli 21 anni è già arrivato in una delle squadre top del campionato olandese, 2 gol e 3 assist in 38 presenze, tra cui una doppia sfida in Champions League contro il Napoli di Maurizio Sarri. La sconfitta al De Kuip costa agli azzurri l’uscita dalla Champions e in mezzo al campo c’è quel marocchino che corre e lotta su ogni pallone. Chissà che il DS Giuntoli non lo stia seguendo da allora.
Prestazioni importanti che gli valgono la chiamata del Club Bruges, in Belgio. Ma il giro d’Europa di Amrabat è solo agli inizi. Passa una sola stagione e riparte, direzione Verona. Arriva in Italia in sordina, rinforzo del centrocampo di una squadra neopromossa. Gli bastano una decina di partite per imporsi come uno dei centrocampisti più importanti del nostro campionato.
Nei 18 punti in 13 partite della formazione di Juric, c’è tanto anche del marocchino. La sua importanza sta tutta in quella frase dell’allenatore croato. In un’epoca dove il turnover e gli impegni ravvicinati la fanno da padroni, ci sono giocatori fondamentali che non possono essere sostituiti. 13 presenze in altrettante giornate di campionato. Amrabat è così e lo sarà sempre, uno che dà tutto per la propria maglia e, come dice Juric, “gioca finchè non muore”.
Fonte: Gdm
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