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Gazzetta, vivaio azzurro carente rispetto alle altre big italiane: l’inchiesta

Roma, Milan, Atalanta, Juve e Inter favorite in un ipotetico campionato con squadre costruite con giovani del proprio vivaio

“Studio la cantera del Barcellona, la nostra si chiamerà scugnizzeria. Visiterò e studierò le strutture organizzative del Barcellona. Voglio capire, con grande umiltà, come lavorano e come gestiscono la loro cantera. Dobbiamo imparare ad imitare i modelli che adatteremo alla nostra scugnizzeria. Il Barcellona e l’Ajax sono all’avanguardia”. 

Parole e musica di Aurelio De Laurentiis, alla vigilia del Trofeo Gamper contro il Barcellona nell’ormai lontano agosto 2011. Sono passati cinque anni da queste dichiarazioni del Presidente, ma si continua a far fatica nello scorgere progressi tangibili all’interno del settore giovanile azzurro. Un’inchiesta realizzata da “La Gazzetta dello Sport” mette a nudo le difficoltà nell’attuazione del progetto di De Laurentiis, per il quale il vivaio non sembrerebbe essere una priorità anche in considerazione della continua emigrazione di talenti campani. Se i club di A potessero schierare solo calciatori provenienti dal settore giovanile, la Roma sarebbe davanti a tutti seguita da Milan, Juventus e Inter. Totti e De Rossi sono l’apice della qualità di un vivaio che ha allevato calcisticamente anche giocatori ormai affermatisi in Serie A come Romagnoli, Bertolacci e Florenzi, e altri che sono il presente e probabilmente il futuro del nostro calcio come Politano, Caprari, Mazzitelli, Ricci, Verre e Pellegrini. Il Milan ha lanciato di recente Donnarumma, Locatelli e Calabria, senza dimenticare i vari Borriello, Paloschi, Petagna, Matri, Abate e De Sciglio tutti cresciuti nel settore giovanile rossonero. Con i rimpianti Astori e Darmian. Seguono Juventus e Inter, ed il Napoli? Secondo l’inchiesta realizzata dalla rosea, è dura creare un undici composto da giocatori provenienti dal settore giovanile azzurro: Sepe, Stendardo, Izzo, Paolo Cannavaro, Floro Flores, Lorenzo e Roberto Insigne, e Marcello Trotta trasferitosi però in Inghilterra a quindici anni. Nonostante l’importante lavoro svolto da Grava negli ultimi anni i cui risultati potranno essere misurati solo negli anni avvenire, il Napoli appare quindi lontano dalle altre big.

Fonte: Gazzetta

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