Quanti soldi ha messo Massimo Ferrero nella Sampdoria? Tre milioni, per giunta sotto forma di prestito. Quanti soldi metterà? Boh… La cessione del club blucerchiato, giusto un anno fa, da Edoardo Garrone all’attuale presidente aveva destato perplessità. Ora i dubbi aumentano leggendo il bilancio al 31 dicembre 2014 della Sampdoria, che riporta gli effetti del passaggio azionario e copre i primi sei mesi di gestione Ferrero.
TESORETTO – Un bilancio di lacrime e sangue: 24,6 milioni di perdita, interamente ripianati con i versamenti effettuati dai vecchi soci, in uno slancio di generosità, poco prima di mollare il timone. Il guaio è che quel tesoretto si sta prosciugando, o si è già prosciugato del tutto, e Ferrero pare non avere alcun intenzione di perpetuare il mecenatismo genovese dei predecessori, nonostante la Sampdoria abbia ancora bisogno del sostegno degli azionisti, come ricorda lo stesso collegio sindacale («Riteniamo opportuno segnalare che la capacità di far regolarmente fronte ai propri impegni non può prescindere da tale apporto»). Anzi, c’è un passaggio nella relazione sulla gestione che induce a credere che il patron blucerchiato si sia ancora rivolto allo zio d’America, alias Edoardo Garrone. A proposito dell’esercizio in corso, previsto anch’esso in rosso, «Sport Spettacolo Holding srl (la nuova denominazione della controllante della Sampdoria, ndr) ha manifestato la propria disponibilità, e in parte ha già effettuato, ulteriori versamenti attraverso apporti diretti o attraverso il riconoscimento dell’indennizzo dovuto in conseguenza del reclamo ai sensi dell’articolo 5.3 del contratto di acquisizione delle partecipazioni in Sampdoria Holding e Uc Sampdoria». Il contratto è top secret. Si può dedurre che Ferrero voglia rivalersi su Garrone, appellandosi a una qualche clausola che gli concederebbe un “indennizzo”. Probabilmente tutto è legato alle perdite rilevanti del conto economico della Sampdoria: mi hai consegnato un’azienda in deficit? E allora dammi altri soldi. Se fosse davvero così, sarebbe senz’altro una bella pretesa, quella di Ferrero. Qui vale la pena raccontare la storia dall’inizio.
LA SVOLTA – Il 12 giugno 2014 la Sampdoria passa di mano: dalla San Quirico spa, cassaforte dei rami Garrone e Mondini della dinastia del petrolio, alla Vici srl di Ferrero. Gli uscenti non soltanto regalano il club a zero euro al nuovo proprietario (a bilancio non risulta nessun aumento di capitale per il trasferimento delle quote) ma gli consegnano pure una ricca dote: nel corso del primo semestre del 2014 hanno versato 36,5 milioni in conto capitale. Una parte di essi, come si legge nel verbale del consiglio d’amministrazione del 12 giugno 2014, viene destinata «all’azzeramento del debito bancario di Uc Sampdoria». Ancora da quel cda: «Al momento della girata delle azioni Uc Sampdoria non avrà debiti di sorta verso San Quirico e la girata delle azioni comporterà anche la cessione dei versamenti in conto capitale in essere in quel momento». Beninteso, non stiamo parlando di una squadretta di quartiere bensì di un club di Serie A dal blasone e dal bacino d’utenza di medio-alto lignaggio.
NUOVA PIRAMIDE – Ferrero s’insedia e muta gli assetti. La controllante della squadra (e della branca commerciale Sampdoria Marketing & Communication) cambia nome in Sport Spettacolo Holding, si trasforma da spa a srl e trasferisce la sede da Genova a Roma: il mondo blucerchiato finisce nel calderone delle attività economiche dell’impresario del cinema. A sua volta la controllante è detenuta al 100% dalla Holding Max srl, costituita il 27 giugno 2014 con un capitale sociale di appena mille euro che soltanto il 6 maggio di quest’anno viene portato a 50mila euro: la figlia del presidente della Samp, Vanessa Ferrero, ha l’80%, il nipote Giorgio il 20%. Nel frattempo la squadra di Mihajlovic stupisce sul campo, ma fuori è il solito salasso economico-finanziario.
IN ROSSO – La Samp è gravata da una struttura di costi molto pesante. Il nuovo management nei primi sei mesi di gestione non riesce a cambiare rotta. Gli stipendi continuano a essere un macigno: si mangiano da soli tutto il fatturato. Con costi e ricavi tutto sommato stabili, il risultato peggiora per effetto delle minori plusvalenze. Così al 31 dicembre si chiude con 24,6 milioni di disavanzo contro i 13,4 del 2013. Il buco è coperto da Garrone. E in futuro? A febbraio di quest’anno il cda della Sampdoria approva un piano di risanamento valido fino al 2017-18: previsti un sostanziale pareggio a partire dalla prossima stagione sportiva e addirittura profitti per quelle successive. L’obiettivo è, da un lato, il decremento del monte-stipendi «con un’importante attività di mercato che porti al collocamento dei giocatori ancora legati per i prossimi anni con la Sampdoria» e, dall’altro, il realizzo di «significative plusvalenze». In altre parole, dismissione. I blucerchiati hanno già venduto Obiang, si sono liberati dell’oneroso contratto di Eto’o e puntano a fare cassa con Eder e Soriano. Pare inoltre che Ferrero stia valutando la cessione della sede di Corte Lambruschini (immobilizzata a bilancio per 1,3 milioni). Basterà tutto questo?
FIDEIUSSIONI – Da ambienti finanziari si percepisce una certa freddezza delle banche nei confronti della nuova proprietà. Proprio ieri il presidente di Carige Cesare Castelbarco Albani ha detto: «Noi diamo una mano solo se ci sono progetti seri e credibili». E poi c’è il nodo delle fideiussioni. Prima del passaggio di proprietà, la San Quirico aveva sottoscritto lettere di patronage o impegni fideiussori a favore della Samp per complessivi 21,2 milioni ed era garante delle fideiussioni da 10,2 milioni rilasciate da Banca Regionale Europea per le operazioni di calciomercato. Adesso gli esborsi, in ragione delle rate già pagate, dovrebbero essere diminuiti. Ma sono sempre tanti soldi. I vecchi soci si aspettavano che, dopo un anno, Ferrero subentrasse esibendo garanzie personali. Pare che lui non ci pensi proprio.
Fonte: Gazzetta.it
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