“Il problema del calcio italiano è la cultura. Qui, sin dai settori giovanili, si pensa solo a vincere. Società, allenatori, giocatori e genitori dovrebbero cambiare modo di approcciare a questo sport: i ragazzi devono essere lasciati liberi di sbagliare ed imparare sbagliando, anche a rischio di perdere qualche gara. In questo modo si creano ragazzi pronti a divertirsi ed a dare il massimo anche nel caso in cui, un giorno, dovessero essere pronti per una prima squadra. Il settore giovanile dovrebbe essere questo: un percorso, magari tracciato sempre dallo stesso allenatore-guida, nel quale forgiarsi per essere pronti alle prime squadre. E’ inutile far giocare quattro under in D se poi questi, una volta over, rischiano di non giocare più. Ne risente la qualità della categoria e dei calciatori che potrebbero e dovrebbero ambire a palcoscenici maggiori: meglio far giocare due under per obbligo ma avere una rosa costituita per la maggiore da prodotti del vivaio”: questo il pensiero di Gismondo Gatta, centrocampista dell’Arzanese, in un’intervista realizzata da Mirko Panico per Campaniagol.it.
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