Lo dice con un pizzico di orgoglio: «Il secondo gol di Cavani è anche un po’ mio». La cavalcata con cui Walter Gargano ha portato «coast to coast» il pallone dalla sua area di rigore a quella rossonera ricorda per certi versi quella conclusa a rete, proprio contro il Milan, da suo cognato Marek Hamsik al crepuscolo del primo anno di serie A del Napoli targato De Laurentiis: «Ma la mia è stata più bella», scherza a fine gara. Per il Mota è stata una corsa liberatoria, dopo un’estate travagliata nella quale, tuttavia, è riuscito ritagliarsi anche uno spazio nella Celeste di Tabarez che ha conquistato la Coppa America.
Rigenerato Con la sua nazionale si è rigenerato, gettandosi alle spalle anche le tante, troppe, chiacchiere seguite alla sua ultimastagione napoletana. In tanti, quando sono arrivati Inler, Dzemaili e Donadel pensavano che fosse giunto per il Mota il momento di dire addio alla maglia azzurra, ma lui è stato irremovibile: «Da qui non mi muovo », ha ribadito con forza. Ieri sera, ha trasformato i fischi dello scorso anno, dopo Napoli- Brescia, in applausi. Merito, anche, di quella cavalcata che ha portato al gol del 2-1: «Siamo ripartiti bene. Ho capito che il Milan si era allungato molto, ho visto il buco e sono partito, l’ho data a Cavani che era posizionato meglio ed Edy è andato a segno»
Correre Ha corso per 90′ e più minuti, Walter. Ha chiuso su tutti: da Van Bommel a Seedorf, nessun palleggiatore del Milan ha goduto di un un attimodi respiro, perchè quello del Mota è stato un moto perpetuo: «Non è la mia partita perfetta – dice – però sono felice per me e per la squadra, i complimenti vanno fatti a tutti. Abbiamo ormai una mentalità consolidata ed una continuità tecnica che fa la differenza. Inoltre, il livello della squadra quest’anno è cresciuto molto, anche se stavolta in campo c’era un solo giocatore nuovo, cioè Inler. A centrocampo, però, siamo quattro titolare. Mazzarri vede chi sta meglio e fa le sue scelte». Quella di confermarlo dopo Manchester si è rivelata indovinata: «Il Milan girava palla e noi abbiamo pressato bene, però sul 3-1 avremmo dovuto congelare meglio il pallone», dice in versione perfezionista.
Entusiasmo Uno come lui, che è abituato a mettere la testa sul manubrio e spingere sui pedali, non riesce a guardare oltre la partita con il Milan: «Lo scudetto? È presto per parlarne, ora godiamoci questa prestazione e cominciamo a pensare al Chievo ». In città, l’entusiasmo è alle stelle: «Ma la squadra non deve farsi condizionare», afferma il d.s. Bigon. Suo papà ha vinto l’ultimo scudetto del Napoli: «Quella squadra era fatta da grandi giocatori, più uno che ha fatto la storia del calcio. Quel Napoli fa storia a sé». Questo Napoli la sta riscrivendo.
La Redazione
C.T.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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