L’uomo mascherato mica è un intruso: perché il carbonio protegge, non nasconde, e poi le gambe che macinano chilometri, il forcing asfissiante, la sagoma e la postura aiutano. L’uomo mascherato ha buttato via (ma da tempo) la paura, l’ha lasciata nello stanzone o forse in sala operatoria e ora va di fretta: la Roma è sull’uscio, appena oltre la delusione di Bergamo, è la voglia matta che s’è impossessata di Gargano sta spingendo affinché ci sia una possibilità – anche una sola – d’intrufolarlo nell’elenco dei convocati, di lasciarlo accomodare tra i pensieri sparsi di Benitez, poi da consegnare al cuscino.
SI CAMBIA (POCO). L’uomo mascherato, poi l’uomo invisibile: perché Castel Volturno espone un campionario di «sofferenze», umanità varia, ognuno con i propri sentimenti e le proprie capacità reattive. C’è Gargano e c’è anche Zuniga, che però non si vede, perché per ora sono solo terapie, anche se la tentazione d’andare in Colombia va montando prepotentemente. Meno due e stavolta è veramente l’alba d’un nuovo giorno, perché Bergamo va cancellata con tutti i suoi paradossi, con quella sequenza di errori – in difesa, in attacco – che hanno contribuito a rivoltare il destino apparentemente segnato dall’evoluzione d’una gara sempre in mano al Napoli: c’è la Roma ed è un esame rischiosissimo, nel quale s’infila (quasi) una stagione intera e per il quale serve il meglio, cioè quel che s’è visto con l’Atalanta, tranne qualche eccezione da estrarre dai ballottaggi.
IL TIMER . Il libro del campionato suggerisce: Maggio e Ghoulam, tre partite consecutive; dunque sarebbero alla quarta, proprio loro che son quelli, con gli esterni alti, sottoposti al maggior sacrificio. L’idea, ma anche l’abitudine, in casi del genere, è l’alternanza programmata, ma Gervinho ha un passo diverso da Britos e Iturbe ne ha uno differente da Henrique: alla fine, verrà chiesto il sacrificio sia a Maggio che a Ghoulam. A centrocampo, Jorginho si gioca il posto con David Lopez, che si sta imponendo per sensibilità tattica ed anche apprezzabili contenuti tecnici; e davanti, tra le linee, o Insigne o Mertens, forse il primo più del secondo, forse una staffetta. Forse. Perché la maschera, in casi del genere, va tenuta sino al momento in cui si scende in campo.
Fonte: Corriere dello Sport
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