Vanno e vengono, ma poi (chissà) potrebbero pure fermarsi. Gargano sì, Gargano no, Gargano boh… E chi lo avrebbe mai detto, solo un mese fa. Destinato a un passaggio breve, forse giusto un cambio di biancheria prima riprendere armi e bagagli e andare altrove (o tornare a Parma), il buon Walter s’è invece fermato. Lui che non è affatto abituato a farlo in campo. Per ora, perché c’è un condizionale che vige, c’è un immediato destino ancora tutto da scrivere. Di sicuro c’è che il Mota s’è al momento ripreso la titolarità del ruolo in campo, e su questo non ci piove. E per di più in una partita di fondamentale importanza. S’è dimenato come un ossesso dal primo all’ultimo minuto, alla sua maniera e senza mai dare segni di cedimento. Facendo da collante fra centrocampo e difesa, contrastando ma anche (talvolta) rilanciando con insospettabile autorevolezza.
VORREBBE RESTARE. Ha inoltre evitato pericolose superficialità nel trattare la questione, del tipo: tanto sono solo di passaggio. Anzi, ha raddoppiato l’impegno, dichiarando di volersi giocare la riconferma sino in fondo. Vero, ma non tanto strano, se poi si vanno a riconsiderare le caratteristiche del tamburino di Paysandù. Per ben cinque stagioni (dal 2007), per ben duecento volte (e 4 gol), a svolgere il delicato compito di interditore (e non solo), a far quadrare i conti in mezzo al campo con Reja, Donadoni, Mazzarri e adesso con Benitez. L’applicazione, va rimarcato, è stata sempre totale, i risultati talvolta non hanno soddisfatto soprattutto i cultori del bel gioco. Vero è che l’uruguagio, a fronte di chilometraggi da punto esclamativo, s’è perso diverse volte nel classico bicchier d’acqua, facendo scattare bordate impietose di fischi. Ma di questo Rambo tascabile va sempre salvata la propensione alla strenua battaglia: caratteristiche che poi hanno conquistato gli allenatori che c’erano prima di Rafa ed ora, pare, lo stesso spagnolo. Ecco spiegato il perché del Gargano titolare che non t’aspetti. Via Behrami, via probabilmente Dzemaili, che però non ha nel dna l’abilità a far da diga, ecco che restava il solo Inler. Sicuramente non al top, se gli è stato preferito il sudamericano, e di certo più votato all’impostazione. Così va interpretato il varo della strana (ma non insensata) coppia Gargano-Jorginho.
IL COMBATTENTE. Dal canto suo, Gargano non s’è mica scomposto. Facendosi trovare prontissimo, infischiandosene di malumori e fischi, alimentati anche dopo il suo passaggio in nerazzurro («da piccolo tifavo Inter») e ritrovati di recente durante le amichevoli estive. Lui però è uno che non si perde mai d’animo. I tifosi hanno capito e molti fra loro, in occasione della sua ultima esibizione, hanno trasformato i fischi in applausi e sorrisetti compiaciuti.
Fonte: Corriere dello Sport
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