NAPOLI – Inventò uno stile, un nuovo modo di stare tra i pali: abbassare la saracinesca usando non solo le mani ma anche i piedi, la pancia, le natiche. Claudio Garella è stato il più originale dei numeri uno. Un portiere capace di vincere due scudetti in città che mai ne avevano assaporato uno: Verona e Napoli. Era uno dei preferiti da Maradona che spesso s’arrampicava sulle sue spalle per abbracciarlo e scherzare. Su di lui un giorno si espresse anche Gianni Agnelli, privilegio riservato a pochi: « Garella è il più forte portiere al mondo. Senza mani, però» , sottolineò l’Avvocato. E lui con grande umiltà e senso dell’ironia l’ha sempre ammesso: «Sono stato un portiere anomalo. Nessun allenatore ha provato a cambiarmi. Istinto? Non solo, avevo un mio codice. Ricordo ciò che disse Italo Allodi, il manager che mi volle nel Napoli: l’importante è parare, non conta come».
Oggi Garella, con diploma di direttore sportivo in tasca, gira per i campi a scovare nuovi talenti. Ha lavorato da ds nella Canavese (D) e poi per conto del Toro. Non ha mai dimenticato l’esperienza nel Napoli: «Fantastica, al di là dei titoli vinti. Ho conosciuto persone con le quali mi sento ancora oggi. Una città che ti trasmette sensazioni uniche. Sono ancora addolorato per la scomparsa di quel ragazzo. Un’assurdità».
Garella, cosa pensa del Napoli di oggi?
«Una splendida realtà del calcio italiano. Non era facile rialzarsi dopo un fallimento. Merito dell’attuale dirigenza se nel giro di pochi anni la squadra sia tornata in Champions e possa occupare le prime posizioni di classifica»
Ci vuole ancora tanto per puntare allo scudetto?
«Non credo. All’attuale organico basterebbero due tre-innesti appropriati per annullare il gap dalla Juve. Ma a mio avvio è esclusivamente un problema di mentalità e di carattere»
In che senso?
«Che non è possibile sprecare tanti punti contro avversarie di media-bassa classifica. Guardate la Juve: non molla un tozzo di pane. E’ sempre affamata. Quanti punti ha perso il Napoli nella passata stagione contro le piccole? Ricordo il pari interno con il Sassuolo, la sconfitta con l’Atalanta e tante altre. Ci fosse stata continuità di risultati… E’ vero, la Juve è andata forte e non so se si ripete ma il Napoli ha perso troppo terreno per strada»
Da dove comincerebbe per rafforzare l’organico?
«Dal portiere. Farei di tutto per trattenere Reina. Uno sforzo di entrambi: del giocatore e della società. Un numero uno così bravo ed importante nello spogliatoio non va lasciato andare a cuor leggero. E’ difficile trovarne un altro che dia la stessa sicurezza tra i pali. Lo so, c’è un problema economico a monte ma con la buona volontà di tutti si può trovare un punto d’incontro»
Intanto c’è Rafael
«Vero. E’ bravo ma viene da un infortunio ed è ancora giovane. Giocare al San Paolo non è semplice. Rafael può fare esperienza al fianco di Reina e magari subentrare in talune partite. Ma titolare è una forte responsabilità. Per vincere uno scudetto, il portiere è fondamentale»
C’è anche Andujar
«Non mi sembra un fenomeno e neanche così costante»
Cos’altro ci vorrebbe oltre alla conferma di Reina?
«Un centrocampista di grande personalità ed un altro difensore. In mezzo al campo il Napoli ha dei buoni giocatori ma manca chi ha carisma. Mascherano sarebbe stato l’ideale. E Jorginho, pur bravissimo, non ha ancora la statura per fare quel lavoro che intendo io»
In difesa è arrivato Koulibaly.
«Ma non ha lo spessore che ci vorrebbe per stare al centro della difesa. Mi sarei aspettato un elemento più collaudato, nonché grintoso al fianco di Albiol. Oggi nessuno sa più difendere. Ai miei tempi bastava Bruscolotti o Ferrario per mettere la museruola alle punte avversarie. Stesso problema anche per la nazionale italiana. E non capisco perché nei settori giovanili si continua a predicare la marcatura a zona»
Solo lì il problema?
«No, anche di gestione dei singoli. Non si possono stipulare dei megacontratti ai giovani, alla lunga si adagiano e fanno i viziati, come nel caso di Balotelli»
Ha sentito le voci su Higuain?
«Sì e penso che se il Napoli dovesse perderlo sarebbe come iniziare il progetto daccapo. Non credo che parta ad ogni modo. Higuain è un calciatore di un’intelligenza straordinaria»
Un po’ come Maradona?
«Non scherziamo, Maradona è stato unico ed il più grande»
Chi altro le piace del Napoli di Benitez?
«Due elementi su tutti: Mertens e Callejon. Il primo lo sta dimostrando anche in Brasile ed ha convinto l’allenatore a schierarlo da titolare. Mertens è devastante con le sue accelerazioni. Callejon, poi, è fantastico. Ce ne vorrebbero undici come lui. Non capisco perché non sia stato portato ai Mondiali»
Non ha fatto alcun cenno ad Insigne.
«Perché pur essendo un grande talento, deve ancora crescere e maturare esperienza internazionale. Purtroppo per i giovani italiani e sempre più difficile. Ai miei tempi non si potevano schierare più di tre stranieri»
Cosa aveva il Napoli del primo scudetto che non ha il Napoli attuale?
«La grinta dei Bagni, Bruscolotti, De Napoli e la fame di vittoria dei Maradona, Giordano e di tanti ragazzi napoletani»
Consiglierebbe un acquisto a De Laurentiis?
«Tornerei con decisione su Iturbe, un grande calciatore da sistemare nel tridente alle spalle di Higuain con Callejon pronto a fare da vice all’argentino».
Fonte: Corriere dello Sport
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