Garella: “Mazzarri ha carisma e grande temperamento”

L'ex portiere del Napoli: "Lavezzi è il mio giocatore preferito"

Poche mani, anche se enormi, e molti piedi, ma comunque riusciva a parare. In ogni modo possibile, con qualsiasi parte del corpo, come se sullo stesso avesse calamite a macchia di leopardo. “Claudione” Garella è stato il millepiedi del Napoli in era “Pibe de Oro”, è stato quel “paperella” (così lo ribattezzò una parte del tifo laziale sull’onda delle “Garellate” introdotte da Beppe Viola) che a Napoli non riuscì a trasformarsi in un leggiadro cigno, ma di sicuro in un frangiflutti d’invidiabile efficacia. E questo passando per Verona, dove quell’appellativo un po’ troppo impietoso, fu cambiato in “Garellik” dalla stampa locale. A giusta ragione, poiché l’atipico numero uno si rese protagonista di due storiche imprese in successione: il primo e unico scudetto scaligero e il primo tricolore all’ombra del Vesuvio.
Garella ma è vero che quel suo modo di parare suscitava simpatia persino nell’Avvocato?
«Certo. Agnelli un giorno disse di me: è il più forte portiere al mondo. Ma senza mani… E Italo Allodi, allora dirigente del Napoli, a suo modo confermò la cosa: importante è parare, non importa come. Un modo simpatico per certificare la bontà del mio acquisto. Aggiungerei che in effetti non ho tradito le aspettative di quanti mi vollero in azzurro».

Lei sa bene che quando si parla di azzurro si vede Maradona
«Come potrei non saperlo. Anch’io lo rivedo spesso nei miei pensieri più belli. Diego è stato tutto per Napoli ed è ancora il simbolo di una città impazzita per le sue magie. Che ve lo dico a fare adesso pure io? Va detto però che migliorai molto con lui, la sua presenza m’infondeva sicurezza e la convinzione che tutti gli obiettivi potevano essere possibili» 

 

Ci è giunta eco che l’ha sfidato più volte…
«Confermo. Ma di certo lo facevo per gioco, pur sapendo che delle vagonate di punizioni che mi sibilavano sopra la testa o vicino alle orecchie, ben poche ne avrei intercettate. Il giro della palla era particolare, pensavi che arrivassero in un punto e invece alla fine cambiavano traiettoria. Come se avessero un chip col quale scansare gli ostacoli».

Nel Napoli attuale non ci sono però fenomeni sui calci piazzati.
«Paragonarsi a Diego non si può mai. Certo, me ne sono accorto, però devo dire che sia i tre tenori che ad esempio un Inler, hanno dei piedi abbastanza ispirati. Probabilmente manca anche un po’ di fortuna. Ma il pezzo forte del Napoli trovo che non siano le punizioni»”

E cosa allora?
«Ho sempre pensato che anche questo Napoli abbia il suo Maradona, sempre con le dovute proporzioni, e che si chiami Mazzarri. Carismatico, di personalità spiccata, anche se un po’ irascibile ha grande temperamento e sa gestire come pochi il gruppo. Proprio così deve essere il mio allenatore ideale: corazza per chi guarda dal di fuori e punto di riferimento imprescindibile per la squadra». 
Anche il Napoli di Mazzarri può vincere lo scudetto?
«Quest’anno penso che su questo fronte si debba passare la mano. Walter ha detto bene all’inizio: con la Champions un po’ di punti si perdono sempre per strada. Ma se restasse chissà… Ci sono ancora grossi margini di miglioramento, se non si guasta il giocattolo si può aprire un ciclo vincente».

E i tre tenori?
«Premetto che reputo gli azzurri alla pari con Milan e Juve, che è leggermente favorita per lo scudetto. Se le devo dire del trio, non ho difficoltà a dichiarare che è il migliore d’Europa, e perciò tra i più forti al mondo. Si completano a vicenda: Lavezzi è l’estro, Cavani un vero tornado e Hamsik lo trovo spietato. Un trio di veri guerrieri»

Il suo preferito?
«Lavezzi senza dubbio, ma mi esaltano anche giocatori come Maggio, Dossena e Zuniga, quelli delle fasce insomma. Dove passa il gioco del Napoli». 

Il solito rebus anche per lei: Champions, Campionato e Coppa Italia.
«Il passaggio ai quarti in Europa è lì ad un passo: a Londra dico che finisce 1-1. Per il Campionato terzo posto raggiungibile, per me solo se il Napoli viene eliminato dalla Champions. E non me lo auguro. La finale di Coppa Italia sarà Napoli-Juve».

E invece domani?
«Col Parma? Per me è X-2».

Cosa ricorda di Napoli oltre al calcio?
«Il pesce. Ne andavo ghiotto, e in tutte le salse. Ma già d’allora respiravo profumo di pesce e ingrassavo».

Garellik, attuale trainer del Barracuda (2° categoria), le parate di piede, in rovesciata (Udinese-Cremonese) e di gluteo (Verona-Udinese), un patentino di “ds” conseguito a Coverciano, ha ancora uno dei classici sogni da cassetto
«Ce l’ho da tanto e lo porto sempre con me. Come fa quella canzone di Cocciante? quella dell’amico in più… Ecco pure io andrei a piedi fino a Napoli. Pur di ritornare».

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

Vesux

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