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Gara sregolata, Napoli bipolare: Mazzarri riaccolto al San Paolo con quattro sberle

4-2 e partita fuori dagli schemi, prodezze e tanti errori da entrambe le parti

Come a Roma contro la Lazio: identico risultato, canovaccio molto simile. Il rocambolesco 4-2 fa esultare i tifosi, ed è giusto così. Ma il retrogusto del post-partita conserva qualche perplessità, per un match spettacolare in cui le emozioni sono nate più da errori che da manovre costruite. L’attacco azzurro fa faville, ma il reparto arretrato traballa. L’Inter è stata altrettanto altalenante, meno arruffona in costruzione ma anche meno incisiva davanti. E il 4-2 alla fine poteva persino essere più largo.

PRODEZZE E AMNESIE – Un palo di Insigne nel primo tempo, un rigore fallito da Pandev nel finale: tradotto, Napoli-Inter poteva addirittura finire 6-2. Una pioggia di occasioni da rete, fitta almeno quanto quella di palle perse: più di trenta i possessi sciupati da ciascuna delle due rivali. Un dato che parla chiaro per un incontro dall’alto quoziente di spettacolo, scaturito forse più spesso dai tentennamenti delle difese che dai meriti delle azioni d’attacco. Parla chiaro proprio il tiro dal dischetto nel finale, quando un pasticcio degli ospiti ha prodotto un calcio di rigore poi fallito da Pandev. L’Inter è stata un pizzico più ordinata, ha tenuto più e meglio il possesso del pallone, ha premuto sui punti deboli dell’avversario. Il Napoli invece ha lasciato che prevalesse l’elevato tasso tecnico del proprio reparto avanzato, straripante a tratti, almeno quanto erano vistose e a volte imbarazzanti le falle della retroguardia. Probabile che con la rosa attuale sia un limite fisiologico: una coperta tirata da un lato si accorcia dall’altro, ma il Napoli non ha giocato sbilanciato in avanti, ha semplicemente alternato alta qualità offensiva ad alcuni strafalcioni difensivi.

VANTAGGIO IMMEDIATO – L’Inter è partita meglio, sfruttando la sua forza sulle fasce e mettendo pressione ai padroni di casa con azioni lanciate al limite del fuorigioco. Solo le bandierine (corrette) dei guardialinee e le uscite tempestive di Rafael hanno impedito a Palacio e compagni di trovare la porta. Il Napoli ha reagito subito risollevando il baricentro, e alla prima vera sortita ha trovato la prodezza tecnica di Higuaìn. Lo svantaggio ha costretto l’Inter ad abbandonare ogni tentazione di puntare sul contropiede, ma discreti fraseggi articolati dal centrocampo nerazzurro, ben più folto di quello del Napoli, hanno permesso agli ospiti di spendere molti minuti nella metà campo napoletana.  Il palo di Insigne su ripartenza ha chiarito chi sarebbe stata la squadra a giocare di rimessa, tanto che l’attuale Inter di Mazzarri non sembra mazzarriana per quanto è disposta a scoprirsi. Il solito 4-2-3-1 del Napoli ha garantito poca copertura dei tornanti, con il solo Callejòn capace di dare una vera mano in difesa, e Albiol è stato costretto a fare gli straordinari ed essere straordinario, come contro l’Arsenal. Benitez ha provato a invertire Insigne e Callejòn, mentre Inler e Dzemaili si sentivano nominare dai cronisti molto di rado, sia in fase di possesso che non.

I PUNTI DEBOLI – Ma, come spesso ultimamente, il vero problema è stato la fascia sinistra: Réveillère ancora non ha la forma adatta e il suo dirimpettaio era Jonathan, uno che di vigore atletico ne sprizza da tutti i pori. Da quella parte scorrazzava un’altra forza della natura, Guarin, e a furia di insistere su quel lato debole, l’Inter prima o poi doveva trovare un varco. Da lì infatti è nato l’1-1 di Cambiasso, con cross di Guarin, e dai piedi del colombiano è passato anche il secondo gol ospite, firmato da Nagatomo allo scadere della prima frazione, con annessa dormita generale di tutta la difesa azzurra. Ma nel frattempo il Napoli, dal canto suo, era già stato capace di segnare altre due reti, con estremo cinismo nel momento migliore dell’Inter. Grazie a Mertens, splendido nell’insaccare il 2-1 e propiziare il tap-in del 3-1 siglato Dzemaili, a conferma che il belga è garanzia di prove di alta qualità.

PRESSIONE INTER, VITTORIA AZZURRA – Nella ripresa non è  granché cambiato il copione: Inter manovriera ma poco incisiva, Napoli poco organico ma pericoloso in ripartenza veloce. La seconda ammonizione di Alvarez (giusta a termini di regolamento) ha ulteriormente complicato la vita a Mazzarri e la rimonta interista si è fatta più ardua. Eppure, in inferiorità numerica il Napoli è riuscito ancora a concedere campo agli ospiti, soffrendo diverse occasioni pericolose. Per una volta, però, Benitez ha deciso di cambiare modulo: fuori Higuaìn, per un problema fisico, dentro Behrami, a rafforzare il centrocampo e riequilibrare una squadra un po’ troppo slabbrata. Sarà una casualità, ma poco dopo è arrivato il 4-2 ad opera di Callejòn. Mertens ha poi sfiorato il 5-2, come infine anche Pandev sul rigore sbagliato. Sotto di un uomo e due reti, l’Inter si è presa gli ultimi minuti, affacciandosi con insistenza dalle parti di Rafael, ma ha dovuto cedere alla maggiore incisività offensiva e cinismo del Napoli.

VALUTAZIONI TATTICHE – Nel ruolo di Pandev, dietro la prima punta, Mertens si è espresso bene, limitandosi come il macedone alla fase offensiva ma con maggiore reattività ed esplosività. Funziona il tridente di trequartisti veloci, con Callejòn-Mertens-Insigne. Molto meno bene le fasce arretrate: si è detto di Réveillère, ma dall’altra parte Maggio continua ad essere in calo di rendimento, soprattutto sul piano tecnico e del palleggio. Il vero problema irrisolto resta la difficoltà del duo di centrocampo, che va ancor più in affanno se uno dei due è Inler.  L’ex dell’Udinese rende al meglio con due colleghi di reparto accanto, e già con Mazzarri aveva dimostrato di soffrire un modulo con due soli centrali in mediana. Questo perché ha un passo compassato e ha bisogno di impostare con calma e sostegno in marcatura: non a caso ha fatto vedere le cose migliori quando ancora era in salute Hamšík, capace di dare una grossa mano al centrocampo, in tutte le fasi.

Un Napoli bipolare e un po’ scollato ha alternato fiammate spettacolari a grossi affanni difensivi. Questi ultimi sembrano da attribuire più all’assetto complessivo della squadra che a colpe dei singoli interpreti, e Benitez sa che in quel punto del campo c’è da mettere a punto qualche meccanismo. Il dato è che nelle ultime tre di campionato il Napoli ha segnato ben undici volte, ma ha anche incassato sette reti. Un segnale importante però Benitez l’ha avuto: quando c’è da giocare a viso aperto, spesso i suoi sanno uscirne vincitori.

A cura di Lorenzo Licciardi

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