Sulla t-shirt, sotto la giacca blu, è stampato il primo cartellino: Alex aveva otto anni e sognava di diventare un campione. Adesso che ha vinto tutto, ma non è stanco di giocare, il rebus è quale sarà il prossimo: di sicuro non più bianconero, perché la favola non prevede colpi di coda e di scena, con buona pace dei tifosi che non si rassegnano e s’accalcano all’ingresso dell’hotel Principi di Piemonte. Un capitano, c’è solo un capitano: il coro di diciannove anni di Juve, quello che ha persino oscurato, nella festa per lo scudetto, i ringraziamenti del presidente Andrea Agnelli.
TORINO – Alessandro Del Piero ha proposte dall’Italia?
«Ringrazio chi si è fatto sentire, anche più di una volta, però ho detto a tutti la stessa cosa: il mio futuro, in Italia, non può essere con un’altra squadra. Mi sembra una cosa giusta, che rientra nei miei principi: la prossima esperienza sarà all’estero».
Preclusioni?
«Nessuna. Non si tratta di giocare o no la Champions, di partecipare a un certo campionato, ma di cogliere le opportunità più stimolanti e scegliere una soluzione ottimale, dove poter esprimere tutto me stesso. Deciderò al sole, in vacanza. E ovunque andrò, la famiglia mi seguirà».
Che sensazioni prova?
«Sono felice di vivere tra le nuvole: non c’è ancora la totale presa di coscienza di quello che sta accadendo. Ho vissuto al cento per cento, però, quello che è successo: lo scudetto, il saluto dello Juventus Stadium che mi ha messo i brividi».
Ha pensato, almeno per un momento, di fermarsi a Juve-Atalanta? Una standing ovation infinita, con la partita ridotta a sfondo, è irripetibile…
«Prima non potevo pensarlo perché niente era previsto: ho salutato e sono andato in panchina, poi sono dovuto uscire di nuovo. Durante il giro il campo, il mio primo pensiero, non so perché, era quello di cercare di non piangere: è stato un momento commovente e ho cercato di viverlo in maniera totale, perché sentivo che stava accadendo qualcosa di anormale, di unico. Sono felice di aver sempre dato alla mia squadra tutto quello che potevo dare e forse, in certi momenti, anche di più: mi porto via questa felicità e non voglio portarmi via nient’altro».
Ha sentito qualcuno della società?
«Ho sentito alcuni miei compagni. Quello che si è creato non sarà scalfito dalle strade che si dividono».
Ha un messaggio per i tifosi che continuano a manifestarle grande affetto? O per il presidente Andrea Agnelli che aveva detto… di volersi unire a loro?
«Ai miei tifosi mando messaggi ogni giorno: quello che mi hanno regalato è – se non la più bella – una delle mie coppe più belle: con l’Atalanta ho festeggiato anche uno scudetto personale, perché quello che è successo è stato bellissimo. Non c’è nessun altro messaggio da dare a nessuno: bisogna calarsi in quella che è la vita, la realtà di oggi, senza scalfire quello che è stato. Andiamo avanti per il futuro».
Per un ritorno da dirigente, la porta è chiusa o socchiusa?
«Non ci siamo neanche arrivati, alla porta, perché non ci abbiamo pensato. Né da una parte, né dall’altra. Io ho sempre parlato di un Del Piero calciatore. Ci poniamo una domanda su un qualcosa di troppo futuristico: per me, di futuristico, oggi c’è solo il rap».
Quanto peserà, dopo di lei, la maglia numero dieci?
«Spero il meno possibile, auguro a chi la porterà di intraprendere una carriera gloriosa come la mia, se non di più. Non ho voluto che fosse ritirata perché credo che un giocatore possa restare comunque negli occhi e nel cuore della gente e soprattutto perché penso che non bisogna togliere a un bambino il sogno di indossarla. Con questi pensieri, auguro a chi verrà di fare meglio di me, però con le proprie qualità e caratteristiche, senza badare a chi c’era prima».
Da oggi in poi, sarà un tifoso…
«Di sicuro (sorride) , dopo quello del San Vendemiano, il primo risultato che chiederò sarà quello della Juve. Seguirò da vicino ragazzi con cui ho stretto profonde amicizie, con cui ho condiviso lacrime di ogni genere ed esperienze uniche. Con alcuni ho vinto il Mondiale e giocato in B: qualcosa di incredibile che non so quante volte sia capitato nella storia del calcio. E’ uno dei motivi per cui lo scudetto di quest’anno, chi c’era all’epoca, l’ha sentito ancora più profondo».
Rimarrà per sempre il capitano…
«Rimarrà la definizione, come è rimasto Pinturicchio, ma non c’è mai un solo capitano e la Juve ne ha tanti. Restano Buffon, Chiellini, Marchisio, Pirlo, giocatori di carisma e personalità: i tifosi possono stare tranquilli».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro