In cucina, sarebbe il prezzemolo. Lo metti dappertutto e ci sta sempre bene. Piace. Esalta anche gli altri sapori. Gabbiadini è così, tatticamente è prezzemolino. In ogni sistema di gioco, con chiunque dei compagni e, soprattutto, ovunque in attacco: lui ci sta. E’ soltanto una questione di scelte. Da fare. Quindi di concorrenza, equilibri e momento di forma. Puoi schierarlo dovunque e con tutti in avanti. Gabbiadini il mancino che preferisce partire da destra, rientrare e calciare col piede suo. Ma di là, dall’altro lato, a sinistra, è naturalmente a suo agio. E così pure da seconda punta. Lui, in fondo, si sente un centravanti.
Manolo Gabbiadini numero 23. Che è quello della maglia, certo. Ma sostanzialmente pure quello di tutte o quasi (e forse sono anche di più) le combinazioni possibili con lui in campo. Il 4-2-3-1 l’esaltazione della sua duttilità. Il debutto al San Paolo. Diciassette minuti con la Juventus. Lui dentro, Callejon fuori: un totem. Uno di quelli che quando s’alza la lavagnetta, istintivamente neanche la guarda. E’ raro che esca. Questione di meriti, evidentemente. Ma pure di alternative. E di panchina. Più si allunga più c’è il rischio che si possa anche andare o rimanere fuori. Il mercato impoverisce le casse, ma fa ricchi gli allenatori. E prezzemolino Gabbiadini è arrivato col prezzo del grande giocatore: undici milioni più due di bonus, tredici totali. Mai nessuno a Napoli era costato tanto al mercato di gennaio. Neppure Edu Vargas. Ne servì uno in meno per strapparlo a Zenit, Inter, Chelsea, Roma e le altre.
Gabbiadini il coo-titolare di un attacco alla quiete di Benitez. Decidere era già una faticaccia, ora è diventato un dilemma. E la situazione si potrà soltanto complicare. Insigne corre di fretta verso il rientro, De Guzman è ormai uno in più, e poi c’è lui. Gabbiadini la «meglio gioventù» del calcio italiano. Talentuoso, forte e destinato ancora a crescere, pure se è già pronto, e impone scelte. Crea piacevoli imbarazzi. Mette gradite pressioni. Costringe felicemente a valutare e approfondire la condizione di tutti: chi non è al top, tema pure di poter restare fuori.
Il turn over necessità, opportunità e un po’ anche salvezza nella gestione. Gabbiadini scalpita timidamente. Si propone nel silenzio del lavoro. Coi modi garbati di chi si fa largo a spallate sul campo. La qualità del piede sinistro, il discorso più convincente per insinuare i dubbi a Benitez. Gabbiadini in campo, l’ipotesi. Difficile dall’inizio, possibile a partita in corso. Contro la Juve, l’esordio da batticuore. Il boato dei cinquantamila, il credito illimitato e gli applausi pure a un passaggio sbagliato. Premiata l’intenzione, apprezzata la volontà, la qualità sostenuta a prescindere: Napoli sa essere questa con chi l’ha voluta fortemente. Gabbiadini l’uomo in più del San Paolo fino al 2019, chissà se pure domenica all’Olimpico. Dopo l’assaggio di Fuorigrotta, con la Lazio vorrebbe farci il pranzo delle 12.30. Hamsik, Callejon, Mertens e Higuain avvisati. Manolo da Calcinate c’è. E per tutti i ruoli dell’attacco. Il prezzemolo, lo metti ovunque.
Fonte: Corriere dello Sport
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro