Li chiameremo messaggi subliminali: e c’è scritto (quasi) tutto, c’è un futuro che si può intravedere, c’è una sagoma che si staglia in lontananza e però anche in vicinanza, perché il calcio del Terzo Millennio accorcia le distanze. «Mai dire mai». Li chiameremo consigli per gli acquisti: perché stavolta pure le convenzioni sono abbattute e smentire proprio non si deve, avendoci messo la faccia – e anche la voce – attraverso Kiss Kiss – e dovendo difendere comunque una dignità: «Noi non ci indeboliremo, ma…». Lo chiameremo con il nome e il cognome, dunque Manolo Gabbiadini, che viaggia nell’etere alla velocità del suono d’una parolina che Carlo Osti, il ds della Sampdoria, trattiene ma sino a un certo punto: «Anche noi aspiriamo a qualcosa di importante e in casi del genere non ci si priva dei propri gioielli: però….».
AVANTI. Il tempo è un galantuomo e lunedì sera, in quel Marassi in cui c’è Sampdoria-Napoli, l’ora e mezza d’una sfida da vivere in apnea sarà di Manolo Gabbiadini (24 compiuti ieri), l’esterno alto che sa giocare a destra, a sinistra ed anche nel mezzo, il trequartista con una poliedricità indiscutibile e la capacità di essere un po’ Insigne, un po’ Mertens, un po’ Callejon, un po’ Hamsik e soprattutto se stesso. Gli affari sono affari e però lo stile ha una sua priorità: Sampdoria-Napoli è all’orizzonte, un’ombra che s’allunga per entrambe, ma prima di cominciarla non si fa e dopo, quando ormai il triplice fischio di chiusura avrà mandato in soffitta qualsiasi sospetto, allora si comincerà a discutere di quel talento che piaceva in epoche non sospette.
COSTOSO. La top five d’un elenco rinfrescato con l’infortunio di Insigne ha stimmate internazionali: ci sono Perisic e Carlos Vela, ci sono Mohamed Salah del Chelsea e però anche (soprattutto) Manolo Gabbiadini, il tuttologo che sembra nato per andare a prendersi lo spazio offensivo del 4-2-3-1 e che però costa un botto, un occhio della fronte, una quindicina di milioni di euro che rappresentano l’unico, autentico ostacolo da rimuovere a suon di amichevoli discussioni per trovare un’intesa che sarà laboriosa ma che pare scolpita nel marmo da un Osti prossimo alla sincerità. «Mai dire mai….».
COSTOSO. La top five d’un elenco rinfrescato con l’infortunio di Insigne ha stimmate internazionali: ci sono Perisic e Carlos Vela, ci sono Mohamed Salah del Chelsea e però anche (soprattutto) Manolo Gabbiadini, il tuttologo che sembra nato per andare a prendersi lo spazio offensivo del 4-2-3-1 e che però costa un botto, un occhio della fronte, una quindicina di milioni di euro che rappresentano l’unico, autentico ostacolo da rimuovere a suon di amichevoli discussioni per trovare un’intesa che sarà laboriosa ma che pare scolpita nel marmo da un Osti prossimo alla sincerità. «Mai dire mai….».
MADE IN ITALY. E poi le «leggi» sono cambiate e da giugno in poi varrà la pena industriarsi per allargare il parco «nostrano»: Gabbiadini ha una vocazione che nel volley definirebbero da «universale», sa fare l’ala ed anche la seconda punta, sa coprire e sa offendere, sa calciare le punizioni (con il giro) e sa mettersi al servizio della squadra, sa accontentare Benitez e sa stuzzicare il Napoli che ci sta pensando: perché gli italiani lo fanno meglio…..
Fonte: Corriere dello Sport
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