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G Factor: Bernardo, un gol dal Guatemala sulla scia di Giuseppe Rossi

Era una calda giornata del mese di Settembre di qualche anno fa. Mentre scrutavo gli allenamenti degli Allievi del Napoli, un osservatore mi dice: “Ciro, hai visto che in questo gruppo c’è il nuovo Pippo Inzaghi?”. E indica Vincenzo Bernardo, attaccante classe ’90. La curiosità è forte, mi metto a seguire quel ragazzo che sinceramente non avevo notato. Le qualità da attaccante di area di rigore ci sono: il fiuto del gol, la capacità di attaccare gli spazi, i movimenti sul filo del fuorigioco. Ma chi è Bernardo? Un ragazzo americano, nato a Morristown, nel New Jersey, da genitori originari di Polvica, frazione del comune di Nola, provincia di Napoli. Emigranti con l’Italia nel cuore ed il calcio nel sangue. La famiglia Bernardo a casa guarda infatti sempre la Serie A e Vincenzo cresce con il pallone sempre al suo fianco. “Ho iniziato a giocare sin dai miei primi passi. E’ stato amore a prima vista per il calcio, ma crescere in America con questa passione non è stato facile visti i tanti sport che vengono praticati”, rivela Bernardo. Che inizia dalla squadra della sua città natale nel campionato ricreativo di Madison, affrontando avversari più grandi di due anni, prima di essere selezionato dal settore giovanile del New York Red Bull.

Con questa maglia conquista la Nazionale Under 15, iniziando un percorso che lo porterà fino all’Under 20, vivendo un’esperienza che Vincenzo descrive con grande orgoglio. “Abbiamo fatto il giro del mondo con la Nazionale, partecipando a tante competizioni, è stato bellissimo” ci racconta con grande soddisfazione. Il viaggio è nel suo destino, con l’Under 16 partecipa ad un torneo di calcio giovanile per la categoria Allievi che si disputa nei pressi di Frosinone. È lì che lo nota l’osservatore Pasquale De Rosa che decide di portarlo al Napoli per un periodo di prova. Supera il test e comincia la sua avventura in maglia azzurra. “E’ stato un onore per me, per la città magica ed i tifosi fantastici”. Vincenzo resta a Napoli dal 2006 al 2009, dagli Allievi Nazionali alla Primavera. Poi torna negli States, senza riuscire a trovare una squadra in cui stabilirsi: ne cambia molte prima di trasferirsi nella terza divisione austriaca, all’Fc Hochst, undici presenze e cinque gol. “In Austria il gioco è molto fisico ed intenso, diverso da quello a cui era abituato negli Stati Uniti o in Italia. E’ stata sicuramente un’esperienza molto formativa”. A fine stagione, un altro ritorno in patria, con la maglia dell’Harrisburg City Islanders nella United Soccer Leagues Second Division. E un altro viaggio all’orizzonte, la valigia sempre pronta. Dagli States al Guatemala, con la mediazione dell’agente Brent Latham, si stabilisce al Deportivo Guastatoya, dove diventa un vero e proprio idolo. Nel campionato locale si possono schierare solo tre stranieri e Bernardo è il più giovane, un punto di riferimento per l’allenatore Ariel Sena, un seguace del gioco del Barcellona. Tanto da essere al centro anche di un documentario sulle sue prime settimane al Deportivo Guastatoya (caratteristiche Bernando per vederlo su youtube). Il rapporto con i tifosi è ottimo, rafforzato anche dall’interazione sui social network. “Amo parlare con le persone che mi supportano e sono curiose di sapere come sta andando la mia carriera. Penso che un giocatore debba essere al servizio dei suoi tifosi”. Vincenzo ha infatti un sito ufficiale (vincenzobernardo.com), un profilo twitter  ed una pagina Facebook. Il modo migliore e più rapido per conoscere il suo idolo Giuseppe Rossi.

“Giuseppe non è solamente un grandissimo giocatore, ma anche un bravissimo ragazzo. Ci sentiamo spesso, non posso far altro che imparare da un giocatore del suo livello. Ammiro la sua serenità, spero di poterlo incontrare un giorno da vicino”. Tra un gol e l’altro, magari arriverà l’occasione. Una tappa potrebbe essere lo stage estivo che Vincenzo organizza da quattro anni a Madison, un periodo in cui forma il suo desiderio di essere un giorno allenatore di giovani calciatori americani. Nel segno della passione per il calcio, come gli ha insegnato il padre Phil. Viaggiando, per inseguire un sogno.

Fonte: Ciro Troise per gianlucadimarzio.com

La Redazione

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