Non è certo perché ne ha fatte già altre sei in campionato (settima in assoluto) da quando è a Napoli che ci si può abituare alle triplette e alle magie di Cavani. Anche se poi un po’ rovina la festa con quelle parole alla fine: «Se resto? La società sa quello che voglio». Edinson è l’angelo azzurro che vuole spalancare le porte della Champions League al Napoli. Ma diventa un po’ diavolo quando spalanca le ombre del dubbio.
Lui fa gol. Fa solo gol. Ne fa tre alla volta. Scala la classifica dei cannonieri a tre passi alla volta, ora è a quota sedici (in 16 gare disputate) e ha scavalcato tutti, compreso El Shaarawy. «Sono felice di portare a casa il pallone ma sono molto più felice perché con questa vittoria dimostriamo a tutti che siamo una squadra vera e che molte critiche che nelle settimane passate si sono abbattute su di noi erano ingiustificate», dice stringendo tra le mani quella sfera gialla che è andato a riprendere di corsa dall’altra parte del campo. Scagliata lì per rabbia da Totti al fischio finale di Tagliavento.
Saltella e canta con i tifosi, Cavani. Come se fosse un bimbo. Il pallone è il suo dono più bello. È l’irresistibile marcia del re dei bomber, del cannibale che macina record che si fanno fatica ad aggiornare. Del bomber più invidato d’Europa, insidiato da ogni sceicco o plenipotenziario russo che abbia tra le mani una società di calcio. Proviamo ad aggiornarli i numeri del Matador: 25 gol dall’inizio della stagione, in 23 gare giocate. In pratica più di una a partita. Una media fenomenale, da attaccante di razza, da grandissimo campione che davanti agli occhi ha sempre e solo un unico bersaglio: la porta.
Sono 65 i gol in serie A da quando De Laurentiis lo ha preso da Zamparini, nell’estate del 2010: in totale, da quando è a quota 82. Una media che manda in frantumi tutti i sogni delle altre. «Noi abbiamo vinto con la Roma meritatamente, siamo felici per questo terzo posto e come obbiettivo non abbiamo solo la zona Champions. Dobbiamo pensare di dare sempre il massimo, ogni volta che andiamo in campo: dopo i due risultati negativi pensavano che fossimo finiti, invece non è così. Ci vuole calma, sacrificio e professionalità. Noi conosciamo il nostro obiettivo che è quello di arrivare ai primi posti», spiega nel dopo partita, con lo stadio che resta lì immobile a tributargli l’omaggio che merita l’uruguaiano. «Noi siamo un bel gruppo e meritiamo di andare avanti il più in alto possibile».
Decisivo e letale in campo, sibillino fuori: «C’è un progetto, la società sa cosa voglio». Da interpretare le sua parole. Che forse spalancano le porta a un suo malcontento. Ribadisce: «Io ho un obiettivo e la società sa cosa voglio; ho un pensiero ma non mi sembra il caso di esternarlo ora. Io vado per la mia strada che è dare tutto me stesso incondizionatamente per questa squadra; qui sono contento, sto bene e mi godo tutti i momenti belli come quelli brutti che è giusto che ci siano. Ripeto la società sa cosa voglio». E per qualche istante la tripletta e la vittoria sulla Roma diventano un po’ meno belle.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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