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Francesco Romano: “Napoli-Roma sarà una partita bellissima”

D’accordo, è ancora troppo presto per bilanci e per giudizi, ma sul match di domenica sera tra il Napoli e la Roma una cosa si può dire: per l’uno e per l’altra il risultato varrà già più d’ogni altra cosa. Più d’ogni convinzione e filosofia, più del piacere del consenso e persino più della bontà del gioco. E questo perché già ora nessuno dei due può permettersi il lusso d’essere sconfitto. E non è tutto. Perché in casa De Laurentiis anche il pareggio farebbe arricciare il naso. Ciccio Romano, però, invita alla prudenza, alla cautela. Lui, di mestiere regista quando faceva il calciatore e protagonista del primo storico scudetto napoletano, prova a dare ordine ai pensieri.

Non condivide? Napoli e Roma non stanno per giocarsi qualcosa più di quei tre punti?
«Che la prossima al San Paolo sia una partita importante e persino delicata non ci piove. Ma ritenerla decisiva mi sembra esagerato. Napoli e Roma hanno avuto qualche esitazione in campionato? E’ vero, ma ho visto dimenticare sconfitte più brucianti e recuperare ritardi ben più larghi».

Quindi, niente paura né ansia da risultato. E allora, che partita s’aspetta Romano?
«Spettacolare. Sia il Napoli sia la Roma non fanno conti da ragioniere. Anzi, sono squadre persino sfrontate, spregiudicate nel loro rincorrere sempre e comunque la vittoria. Anche per questo è difficile pensare quale delle due possa spuntarla».

Però la Roma vista contro la Juve è parsa un po’ più “italiana” e un po’ meno “spagnola”. Sarà così anche contro il Napoli? Luis Enrique sta forse arrivando a un mezzo compromesso con se stesso e con la sua idea di gioco?
«Non credo. Luis Enrique sta lavorando da mesi per dare la sua impronta a questa squadra e non cambierà. Piuttosto, è il ritorno di Totti che, pur sempre nel disegno tattico voluto dall’allenatore, potrebbe dare più certezze a questa squadra. E il capitano domenica sarà della partita».

Tattiche, dunque. Mentre lo spagnolo prova a inventare cose nuove per la Roma, si può dire che Mazzarri con il Napoli abbia lavorato con successo alla rielaborazione dell’antico principio: difesa e contropiede?
«Premesso che non sono d’accordo con chi riduce il gioco del Napoli alle ripartenze e basta, mi piace il concetto di rielaborazione del vecchio contropiede. Mi piace e lo sposo se vuol dire che quelle ripartenze non sono giocate occasionali, bensì schemi inseriti in una più vasta idea di gioco. Insomma, ripartenze, sì, ma di squadra e non di uno o due giocatori e basta. E devo dire che il Napoli questo movimento complessivo sa farlo molto bene».

Questione, forse, di caratteristiche dei giocatori azzurri.
«Proprio così. Il Napoli, se vogliamo, è il risultato di un eccellente assemblaggio di qualità diverse. Ha, infatti, giocatori bravi nella corsa, altri nella tecnica, altri ancora nella finalizzazione. Mazzarri è stato bravo ad armonizzare tutto questo. Sembra facile, ma non lo è affatto».

Un lavoro che ha pagato bene soprattutto in Champions. Se l’aspettava un Napoli così?
«Lo speravo. Ed è una bella soddisfazione perché il Napoli non soltanto ha superato il turno lasciandosi alle spalle addirittura il City, ma è cresciuto al punto da essere considerato scomodo, pericoloso anche dai club più titolati. Il Napoli, insomma, per le prime classificate dei gironi è la squadra da evitare nel sorteggio di domani. Mi sembra un attestato di gran stima».

Già, davvero bella soddisfazione. Anche se poi il Napoli ha sofferto e ancora soffre in campionato.
«Lo so, la convinzione generale è che il ritardo del Napoli sia colpa della Champions. Ma io faccio fatica a stare dietro a questi ragionamenti. Certo, sarebbe stato meglio affrontare certe gare con più energie mentali, ma certe sconfitte e certi pareggi rimasti indigesti io li ho vissuti soprattutto come episodi sfortunati. O come giornate storte. No, non credo che sia stata la Champions a frenare gli azzurri in campionato».

Un’ultima cosa. Sport in voga a Napoli è raffrontare questa squadra con quella dello scudetto di Maradona e Ciccio Romano. Si può fare?
«No, non si può fare. E neppure si deve. Sono squadre, storie, epoche diverse. Quel Napoli, il mio Napoli. ottenne successi straordinari. Il Napoli di oggi sta lavorando per vincere qualcosa. Il mio augurio è che ci riesca e che riesca a vincere di più. Intanto un grande successo l’ha ottenuto già: ha riportato la gente, la città a sperare e ad entusiasmarsi. E’ il primo passo. Ora deve andare avanti».

La Redazione

A.S.

Fonte: Corriere dello Sport

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