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FOTO – Sport, violenza e criminalità organizzata: il dibattito al teatro di Dimaro

I giornalisti Guido e Sandro Ruotolo, Zambardino, il p.m. Borrelli e l'onorevole di Lello discutono anche dei rapporto dalla Juventus con la 'ndrangheta

Oltre agli allenamenti, a Dimaro c’è anche il tempo di dibattere su temi delicati. Al teatro comunale si è tenuto un convegno sul fenomeno della violenza nel calcio in Italia. Il tema principale è stato il cambiamento del cuore del tifo, le Curve, dall’introduzione della tessera del tifoso voluta dal ministro Maroni ma anche la questione dei rapporti tra la Juventus e la ‘ndrangheta. Presenti al teatro l’onorevole Marco Di Lello, il dott. Giuseppe Borrelli, p.m. della Procura di Napoli, i giornalisti Guido e Sandro Ruotolo e Vittorio Zambardino. In merito ai rapporti della Juventus con esponenti della ‘ndrangheta interessante è stato quello che ha detto Guido Ruotolo: “Il 15 settembre a Roma ci sarà il processo alla Juventus per il bagarinaggio della società con i capi ultrà. Questo accordo è stato realizzato per governare le curve in cambio della possibilità degli ultrà di vendere biglietti. Non sono illazioni ma un processo vero e proprio che è in corso a Torino. Dominello, il capo ultrà dei bianconeri affiliato con la ‘ndrangheta, è stato condannato a 7 anni per concorso ad associazione mafiosa. I capi ultrà hanno guadagnato 5 milioni di euro grazie alla Juventus che gli cedeva i biglietti. I dirigenti dei bianconeri hanno lasciato entrare striscioni che auguravano una nuova Superga, a conferma dell’intreccio tra violenza ed illegalità.”

Il dibattito continua con Di Lello che introduce quelle che possono essere alcune misure preventive: “C’è stata effettivamente una riduzione degli scontri tra tifosi negli ultimi 15 anni. Non parlo della situazione della Juventus perché se ne occuperà la giustizia sportiva. Le società non hanno le stesse responsabilità sul problema del bagarinaggio, basti pensare a tutti i club che non consentono il cambio nominativo al biglietto. Un altro capitolo è quello delle scommesse che andrebbero vietate totalmente dalla Lega Pro in giù. Un calciatore che guadagna poco più di mille euro al mese non può essere esposto a queste tentazioni. Non c’è scambio di informazioni tra DIGOS e le società e questo è un grosso limite. Il DASPO va proposto come misura accessoria e preventiva, così la gente eviterà di mettere in pericolo l’ordine pubblico se sa che non metterà più piede allo stadio. Bisognerebbe fare come in Turchia, dove sono stati introdotti strumenti per il riconoscimento facciale.”

In conclusione, sempre pungente ed interessante il parere di Sandro Ruotolo che spiega il rapporto tra criminalità organizzata e calcio da un punto di vista di business: “Dobbiamo pensare a tutto il calcio che sta fuori dalla Champions League e dalle grandi città. Dobbiamo pensare alle periferie, al calcio minore, dove le combine delle partite rischiano di essere all’ordine del giorno. Bisogna capire bene cosa accade in questi micromondi che non sono per nulla distanti da noi. La criminalità organizzata mira a controllare le piccole squadre, così facendo si mantiene un controllo sociale, c’è riciclaggio di denaro e c’è controllo politico ed elettorale. Non possiamo dimenticare il tentativo da parte dei casalesi di controllare la Lazio, o della Sanremese finita in mano alla ‘ndrangheta che mandò via i calciatori che costavano di più con le minacce. I rapporti di Miccoli, Iaquinta e Sculli con la criminalità organizzata. Anche le società devono stare più attente. In Catania-Matera si è arrivati ad eseguire un minuto di raccoglimento per Ciccio Famoso, noto pregiudicato, approvato dalla Lega Pro. Tutto questo non può più essere ammissibile.”

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Dal nostro inviato al Teatro Comunale di Dimaro Andrea Cardone.

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