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FOTO – Roma-Napoli, ecco la chiave tattica del match: Hamsik e Totti pedine fondamentali

Aspettando Godot, il dramma più noto di Samuel Beckett, è tutto costruito intorno all’attesa di scoprire il valore e lo scopo della propria esistenza. La pausa per le gare delle nazionali crea su Roma-Napoli la stessa prolungata suspence, soprattutto in casa Napoli dove, a seguito della pesante sconfitta di Londra si cercano nuove certezze sullo spessore tecnico della squadra e sul destino in questa stagione. Saranno di fronte le due formazioni che hanno operato meglio sul mercato sia per la scelta dei nuovi coach sia per le oculate cessioni che hanno permesso adeguati rimpiazzi. Il Napoli è oggi la seconda squadra in Italia per valore patrimoniale dei giocatori e nonostante la cessione faraonica di Cavani ha chiuso la sessione estiva del mercato con una passività di 16 milioni di euro. Segno della determinazione con cui De Laurentis persegue grandi obiettivi. Benitez, scelto per la sua indubbia esperienza internazionale, ha avuto il merito di aver cambiato in poco tempo individualità, modulo e mentalità di gioco della squadra senza perdere quasi niente in capacità prestativa. Il fiore all’occhiello è stato senz’altro il successo con il Dortmund all’esordio europeo. Sintetizzando potremo riassumere così le caratteristiche chiave del nuovo Napoli: attenzione collettiva sia alla fase difensiva sia a quella offensiva, ricerca della velocità sugli esterni e della tecnica nei corridoi centrali, libertà decisionale dei singoli all’interno di linee guida ben determinate. Il Napoli andrà a Roma a cercare se stesso. Di fronte l’undici più in forma del campionato. Una vera sorpresa se si considera le ultime fallimentari conduzioni tecniche di Luis Enrique e Zeman e la fuoriuscita di campioni dello spessore di Marquinhos, Lamela e Osvaldo. La Roma, a differenza dei partenopei, ha chiuso il mercato con un utile di quasi 40 milioni di euro, eppure il ds Sabatini è riuscito ad allestire una squadra evidentemente super competitiva. Garcia, tecnico di basso profilo, a differenza di Benitez, è arrivato nella capitale senza fare proclami e senza dare grandi direttive. Ho avuto modo di stare con lui prima dell’inizio del campionato e di apprezzarne la capacità di ascolto e la semplicità. Il suo obiettivo iniziale è stato quello di capire i giocatori individuandone le peculiarità. La Roma è il frutto non di alchimie tattiche prestabilite ma del paziente puzzle costruito per incastrare al meglio tra loro i singoli. Il paradigma del successo di questo modus operandi è tutto nella ricostruzione psicologica prima che tecnica di De Rossi, intorno a cui ruotano molti dei meccanismi che rendono oggi la Roma la miglior difesa del campionato. Vertice basso di un centrocampo a 3, composto da altri due interpreti di grande livello come Strootman e Pjanic, si scambia spesso di posizione con Castan e Benatia. Quando la prima punta avversaria (Higuain ad esempio) torna tra le linee il centrale difensivo esce con lui aggredendolo alle spalle per impedirgli di girarsi e il mediano azzurro scala dietro ricomponendo la linea a 4. Da quella posizione può anche dare il suo contributo, recuperata palla, nella costruzione del gioco. Il raggio d’azione di De Rossi coinciderà più o meno, nella sfida dell’Olimpico, con quello di Hamsik. Il ritorno al gol contro il Livorno dovrebbe ridare allo slovacco quella spinta emotiva che è un po’ mancata nelle ultime prestazioni. Potrebbe essere il duello chiave del match. Gli inserimenti di Hamsik dovrebbero creare varchi interessanti anche per i tagli sulla trequarti di Insigne o Mertens. Quel corridoio dietro Pjanic potrebbe essere sfuttato per andare al tiro o per servire preziosi assist ai compagni. Molto importante anche decodificare la collocazione strategica di Totti riportato da Garcia al centro dell’attacco giallorosso. I compagni lo usano come terminale di tutti i disimpegni sapendo che lui non perderà la palla. Quasi impossibile anticiparlo o contrastarlo vista la sua abilità nello spostare la palla nello stretto per aprirsi l’angolo di passaggio sulla corsa in profondità di Florenzi e Gervinho. Penso che saranno importanti i movimenti preventivi di Behrami e Inler sulle linee di passaggio per evitare a Totti di entrare troppo spesso in possesso di palla. Servirà anche una linea difensiva abbastanza bloccata. A Gervinho non può essere concesso l’1 contro 1 con la facilità con cui l’ha permesso l’Inter. Terzino e centrale dovranno collaborare molto per garantire nella sua zona il raddoppio sistematico. Certo, il Napoli non potrà preoccuparsi solo di difendere. Dodò, sostituto naturale di Balzaretti, squalificato, può soffrire, se attaccato alla spalle su lanci filtranti o a scavalcare, visto le sue caratteristiche prettamente offensive. Callejon ha questi movimenti nel suo Dna, sarà importante servirlo coi tempi giusti. Non sempre i compagni percepiscono i suoi smarcamenti senza palla tanto sono repentini e improvvisi. È un automatismo ancora da affinare ma che con la Roma potrebbe risultare devastante.

 

Ecco come la Roma ha affrontato l’Inter

 

 

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