Dentro o fuori, perché poi così si fa e così di dice: lasciando ch’emerga qualche perlessità e che la “sacrosanta” pretattica all’italiana (ma va..) domini la scena. Il Napoli dalla A di Albiol alla Z di (Duvan) Zapata è una squadra già fatta, con titolari e riserve: e però, l’alone di mistero rimane e ufficialmente resterà sino alle cinque della sera, l’ora del tè e pure della formazione. Benevenuti all’Emirates Stadium, l’epicentro d’ogni pensiero, il crocevia d’emozioni forti per uomini sani: come el Pipita, ad esempio, che ha smaltito l’acido lattico e la fatica e si rilancia nel bel mezzo di una notte da campioni, una notte da Champions.
DIFESA – Il timore va evaporando e la tensione va crescendo: si può mai rinunciare ad Arsenal-Napoli, che a modo suo ha un valore? Raul Albiol non ha alcuna intenzione di “abdicare” e le sedute terapeutiche hanno ispirato il cauto ottimismo che s’usa per diplomazia: ma le percentuali sono cresciute e là dietro, a dirigere le operazioni, c’è posto per lo spagnolo, che ieri – così come Higuain – ha cominciato la rifinitura a parte.
Lo affiancherà Britos, ormai “socio” ufficiale; poi vago sapore di ballottaggio: tre uomini per due maglie, ma Mesto e Zuniga appaiono in vantaggio su Armero, eventualmente destinato alla corsia sinistra, con il connazionale a destra. Un’ipotesi, però blanda, poggiata soprattutto sul gran carico di partite a cui si è dovuto sottoporre Mesto: ma il turn-over è un affare innanzitutto domenicale e cinque giorni aiuteranno tranquillamente a rimettersi in piedi.
CENTROCAMPO – La diga centrale è quella di Marassi: Behrami a rincorrere chiunque e Inler a sostenerne la fase offensiva, con Dzemaili che è pronto per qualsiasi evenienza. Le perplessità – a naso – sono tra le linee: l’intoccabile Hamsik si riprende il proprio ruolo e se lo tiene stretto, con il desiderio folle di dimostrare d’aver superato la fase critica dell’annebbiamento; a destra, non c’è spazio per nessun altro, che non sia Callejon; ma il binario di sinistra è quello sul quale si addendano le ultime riflessioni e la maglia da titolare resta ad ondeggiare nel vuoto, tra Insigne e Mertens, con il primo che garantisce capacità offensive e l’olandese che ha vocazione in copertura. Lo scugnizzo ha il favore del pronostico, per inclinazione ma anche per propensione a ribaltare il fronte: per far male, insomma, c’è un piedino che lusinga Benitez ed è quello del “Magnifico”.
ECCOLO – El Pipita ha avuto piccoli problemini sparsi, li ha esorcizzati con la voglia di prendersi l’Emirates, di mostrarsi per quel che è: l’attaccante centrale è lui e, eventualmente dovesse essere necessario intervenire a partita in corso, ci sarebbe poi pronto (soprattutto) Pandev, che a Marassi è esploso da seconda punta ma che da centravanti si diverte ancora un mondo. Proprio come Higuain…
Fonte: Corriere dello Sport.
La Redazione.
D.G.
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