Ormai è allarme rosso. Troppe e spesso gratuite le dabbenaggini difensive del Napoli, sottolineate nel dopo partita anche del tecnico. Non basta neanche il turnover, obbligato dalla necessità di tentare il tutto per tutto mercoledì con l’Arsenal, a giustificare i due gol subiti su calcio d’angolo o le ripetute amnesie della coppia difensiva centrale. Albiol, uno dei pupilli di Benitez, è affiancato dall’impalpabile Fernandez, troppo impacciato nello stretto e privo di quella grinta necessaria nel nostro campionato. Se penso all’efficacia e alla determinazione di Barzagli o Chiellini non vedo come il Napoli possa rimettersi al pari dal punto di vista agonistico. Forse si dovrebbe quantomeno tentare la carta del recupero psicologico di Cannavaro, che ha aggressività sull’avversario, spirito di combattimento, identità con la piazza. Benitez non riesce a trovare la quadratura del cerchio. L’aspetto paradossale del match è che dopo le tante critiche dovute alla mancanza di sostegno al centrocampo, Insigne e Callejon si sono distinti nel primo tempo più per le diagonali strette che per le ripartenze. Anche Pandev si è spesso impegnato nelle coperture. Insomma un Napoli brutto nello sviluppo del gioco ma prudente e cinico, grazie allo stato di grazia di Pandev e Higuain, gli unici giocatori veramente all’altezza della situazione. Fino al 40′ il Napoli sembrava aver finalmente invertito la marcia rispetto alle recenti imbarcate. Ma l’imponderabile era dietro l’angolo. Sistemata la fase di non possesso, il Napoli è riuscito a farsi del male da solo con due gol subiti su palla ferma e su una transizione negativa partita da un regalo, non l’unico, di un Inler alla ricerca, troppo spesso, di colpi complicati e cervellotici. Eppure lo svizzero si mise in luce proprio a Udine giocando a due tocchi e cercando spesso la soluzione immediata in verticale per Di Natale e Alexis Sanchez. Su questi tre gol potremo scrivere un libro, tanti sono stati gli errori individuali. In particolare sul secondo. Sul rinvio da fondocampo Rafael appoggia a Fernandez che gli restituisce il pallone. Immediato il giro palla su Albiol che si era staccato sul lato opposto. In questa situazione la squadra è in massima ampiezza coi terzini alti e i due centrali a 50 metri di distanza uno dall’altro. Il lungolinea per Reveillere (clamorosamente senza la reattività necessaria) è felice ma occorrerebbe giocare in sicurezza per dare tempo ai difensori di accorciare nuovamente. Il terzino francese ha un controllo felice ma poi va in protezione invece di liberarsi della palla. In ritardo serve Inler con una passaggio orizzontale proprio nel momento in cui il compagno è braccato da tergo. Lo svizzero cerca il fallo invece di scaricare sul portiere. Fernandes può così ripartire e andare al tiro indisturbato, visto che i due centrali del Napoli temporeggiano invece di andare a chiuderne la corsa (lo stesso errore visto due settimana fa con il Parma nel gol di Cassano). Insomma una sommatoria di errori di concetto prima che tecnici: difesa troppo larga con distanze eccessive per trovare appoggi veloci per la circolazione palla, passaggi in orizzontale che favoriscono il pressing avversario, difensori che temporeggiano invece di affrontare l’avversario. Guidolin, dopo aver dominato per oltre mezz’ora la partita e non capacitandosi per il doppio svantaggio, invece di piangere sul latte versato si ingegna per cambiare l’andamento della gara. Partito col 3-5-2 finisce la gara col 4-3-3 cambiando le linee di gioco per sorprendere un po’ l’avversario. Benitez invece non cambia mai. I cambi di pedine non adattano mai lo scacchiere al contesto. Ad esempio con l’ingresso di Berhami si poteva forse togliere un esterno e passare ad un centrocampo a 3. Con quel disegno il Napoli avrebbe avuto un giocatore in più nella costruzione del gioco e una copertura in più al centro. Rivisitando il gol del 2-2, forse il Napoli non avrebbe perso palla e, nel caso, Fernandes avrebbe trovato un’altra barriera da superare prima di calciare a rete.
Fonte: Il Mattino
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