E la partita bella è stata, il Napoli ha vinto grazie alla testa da torero di José Maria Callejon, pure se la Roma ha giocato meglio. L’impresa resta difficile ma il secondo posto, che vale almeno venti milioni di euro perché consente l’ingresso diretto alla Champions, è meno lontano. È stata dura ma onesta. Memori degli incidenti in Coppa Italia, erano schierati mille agenti, più del doppio dei tifosi romanisti; il prefetto aveva proibito le bevande in vetro o in lattina. Invece c’è stato solo uno scambio di petardi e fumogeni. Certo non una riconciliazione ma almeno un progresso rispetto a più di un quarto di secolo di aspra rivalità. Quando il portiere già non era più pipelet e l’offside era diventato fuorigioco, Napoli-Roma continuava a essere definito “il derby del Sole”. C’era una sorta di alleanza contro lo strapotere del Nord pure nel calcio, i rispettivi tifosi si volevano tanto bene, si mischiavano sugli spalti, si scambiavano bandiere e se s’incontravano in trattoria si scambiavano perfino spaghetti e bucatini. Prima del fischio d’inizio sfilavano insieme sulla pista dello stadio. Erano gemelli, come Romolo e Remo. L’abbraccio si sciolse in una data precisa, il 25 ottobre 1987 all’Olimpico. Il Napoli aveva per la prima volta lo scudetto sulle maglie. La Roma passò in vantaggio con Pruzzo, gli azzurri rimasero in nove per l’espulsione di Renica e di Careca-tira-la-bomba, eppure non si arresero. E al 67° minuto, su calcio d’angolo battuto da Dieguito Maradona, Francini pareggiò di testa. Alla fine Salvatore Bagni, una vita da mediano, passò sotto la Curva Nord tutta giallorossa e con mano e avambraccio fece l’italico gesto dell’ombrello. Invano chiese più volte scusa, la pace non tornò. La festa bilaterale finì così, anche se l’ascesa del Napoli qualche dissapore l’aveva causato un po’ prima. Gli anni Ottanta dei dervy del Sole erano quelli delle bombe nere e del piombo delle Brigate Rosse, quelli della scoperta dell’Aids: della grande paura. Quelli in corso sono gli anni della decadenza e della crisi: dello spreco. Così Napoli-Roma può davvero diventare il “derby della Grande Bellezza”, appassita ma non doma, descritta nel poetico film di Sorrentino. Ai due popoli, anche nel calcio, converrebbe tornare amici, giacché entrambi contano sempre meno, hanno rughe profonde e il Nord nonostante i lamenti continua a monopolizzare le residue risorse dell’estenuato Paese Visto dal Gianicolo oppure da piazza del Plebiscito, il tramonto ha le medesime tinte smorte. Tradotto in parole della domenica, se napoletani e romani continuano a litigare, alla Juve sarà ancora più facile continuare a vincere.
Ecco la gara “al microscopio”:
Fonte: Il Mattino
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