Errare, come successo allo Juventus Stadium, è umano; perservare, come si è visto sabato sera col Parma, è diabolico. E a nulla serve la consolazione della contemporanea debacle casaliga del Borussia Dortmund, prossimo temutissimo avversario di Champions. Parma e Bayern Monaco non sono comparabili da nessun punto di vista e i vicecampioni d’Europa avevano inoltre l’handicap di giocarsi lo scontro diretto ai vertici della Bundesliga senza i 4 difensori titolari. Quando parlo di perseverare nell’errore mi riferisco, evidentemente, alla reiterazione degli stessi squilibri di partita in partita. La Juventus aveva surclassato in Napoli da molti punti di vista ma in primis per la superiorità numerica in mezzo al campo. Pirlo, Vidal e Pogba avevano fatto il “torello” a Behrami e Inler per tutta la partita. Contro l’undici di Donadoni, pur se i centrocampisti erano meno dotati, si è ripetuta la stessa situazione di “3 contro 2” nella fascia mediana del campo. 24′ del primo tempo. Il Napoli rumina calcio a ritmi bassissimi trovando, di conseguenza i parmensi sempre ben posizionati e pronti a ripartire. La spizzata di Callejon termina docile sui piedi di Felipe. Pandev accenna un movimento di pressione ma Marchionni si propone subito per dettare il passaggio, inseguito da Behrami. Due passaggi e il centrocampo del Napoli è saltato con estrema facilità. Inler, infatti, è risucchiato da Parolo che di prima libera Gargano. Come già sarebbe dovuto succedere con la Juventus indispensabile sarebbe stata la diagonale dell’esterno opposto per compensare l’inferiorità numerica nel mezzo, ma non avverrà nè in questa nè in nessun’altra circostanza. Insigne si disinteressa dell’ex azzurro preferendo stare largo a sinistra. Gargano può avanzare indisturbato verso la linea difensiva del Napoli, priva di qualsiasi filtro protettivo. In pratica il Napoli, e accadrà spesso nel corso della partita, si ritrova con i 4 difensori ad arrangiarsi e gli altri 6 giocatori tagliati fuori. A destra intanto sopraggiunge di gran lena anche Cassani che sfrutta il taglio dentro di Biabiany per attaccare la fascia e proporsi per il cross. La palla radente arriva a Sansone, anche lui pronto a muoversi in scia a Biabiany che nel frattempo aveva attaccato il primo palo spostando Albiol. Il gol sembra fatto ma l’attaccante esterno del Parma cicca la conclusione. E Benitez? I campanelli di allarme dovrebbero servire per destare qualche preoccupazione e dettare qualche adattamento rispetto al contesto. Niente di tutto questo accade. Archiloco, che distingue le persone tra ricci (che sanno una cosa presunta grande) e volpi (che ne sanno tante piccole), metterebbe sicuramente Rafa tra i ricci, chiuso nella sua ideologia tattica e incapace di cambiare, con tempestive scelte strategiche, per sopperire alle difficoltà contigenti. Nel secondo tempo la partita si fa così ancor più stagnante. Il gol di Cassano è frutto di un altro errore concettuale abbastanza ridondante. Mancano 10′ al fischio finale. Insigne traccheggia sull’out sinistro prima di scambiare la palla orizzontalmente con Inler. Behrami è perfettamente in linea col compagno, posizionato pochi metri alle sue spalle. Questo gli impedisce sia di dare un’alternativa soluzione di passaggio sia un’eventuale copertura in caso di perdita della palla. Cosa che avviene puntualmente. Acquah intercetta la prevedibile verticalizzazione di Insigne su Mertens e serve Cassano. Il barese può puntare Britos che scappa all’indietro preoccupato dell’1 contro 1. Ma pochi attimi dopo le sue difficoltà difensive si aggraveranno per il sopraggiungere a velocità supersonica di Biabiany. Siamo nel frattempo arrivati al limite dell’area di rigore, e il duello individuale si è trasformato in un 2 contro 1. Britos deve spostarsi lateralmente per chiudere la corsa del colombiano. A Cassano si spalanca tutto il lato lungo della porta. La rasoiata chiurugica annulla le possibilità di intervento di Reina.
Fonte: Il Mattino
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