Il primo posto in classifica a punteggio pieno dopo 3 turni di campionato è per ora la vittoria della rifondazione voluta da De Laurentis, e realizzata con precisione chirurgica da Bigon, basata su decisioni razionali, fredde, distaccate da quel contesto umorale e passionale che si vive quotidianamente a Napoli. Mi riferisco in particolare alla scelte degli eredi di Mazzarri (Benitez) e Cavani (Higuain) e cerco di spiegarvi il perché. Rafa Benitez è il prototipo dell’allenatore scientifico, programmatore, metodico. Un personaggio che, senza poter contare su un passato da calciatore, ha saputo vincere in piazze e campionati diversi solo sulla forza della ragione e dello studio. Nessuno dei suoi giocatori (in particolare i nuovi arrivati) hanno la presunzione di risolvere le gare da soli, come si vede invece spesso in tante squadre di elite, basta pensare a profili come Ibrahimovic o Balotelli. Al contrario tutti partecipano umilmente al team building impostato dal mister spagnolo, dove la costruzione del gruppo è alla base del successo e si fonda sulla percezione dei singoli di poter vedere crescere il proprio valore attraverso processi collaborativi e la creazione di un clima di fiducia e di stima tra i compagni. La partita con l’Atalanta, pur nella sofferenza di una prestazione penalizzata dall’ampio turn-over predisposto in vista del gravoso impegno di Champions contro il Dortmund, è servita per consolidare tutto questo. Lo ha ammesso lo stesso Benitez in conferenza stampa: «Abbiamo vinto con giocatori nuovi e adesso tutti i componenti della rosa hanno più fiducia». La necessità di preservare l’integrazione fisica di alcuni giocatori ha permesso il recupero psicologico di altri che in futuro potranno risultare molto utili alla causa come capitan Cannavaro, autore di una buona gara seppur con un paio di leggerezze, Dzemaili, Mesto, Armero, Mertens. Non tutti hanno reso al massimo, ma tutti oggi si sentono più dentro il progetto tecnico. Proprio un allenatore napoletano verace, Raffaele Di Pasquale, è l’autore di una tesi al corso master di Coverciano dal titolo intrigante: “La pedagogia antiautoritaria e la metodologia operativa nel calcio ad alto livello” (http://www.settoretecnico.figc.it/documenti.aspx?c=49&t=raffaele%20di%20pasquale). Di Pasquale nella sua opera spiega proprio la differenza tra processo e prodotto: «L’alternativa è sempre quella: miro alla consapevolezza dei processi che mi conducono ad un risultato o confido nella buona sorte o nella giocata “magica” del talento?». Benitez essendo come approccio filosofico costruttivista, punta sul processo per arrivare al prodotto e questo si vede nel modo di stare in campo della squadra, oltre che nelle scelte degli interpreti. Contro l’Atalanta che faceva densità bassa e ripartiva con qualità in contropiede, occorreva una gara intelligente, paziente, attenta. La squadra, pur non brillante e senza la qualità garantita dai suoi giocatori più titolati, ha mantenuto la sua identità: ha tenuto a lungo la palla (67% di possesso ) anche se a volte con troppa lentezza, ha coinvolto nella costruzione tutti i suoi elementi con una fitta ragnatela di passaggi (92% di riusciti), obbligando quindi tutti a stare con la testa dentro la partita, ha cercato l’ampiezza (27 cross) e non solo la profondità, come invece accade spesso alla squadre italiane. L’unico fuoriclasse a cui Benitez non ha saputo rinunciare neanche in questa circostanza è Gonzalo Higuain migliore in campo per senso tattico, personalità, opportunismo. L’ex madridista è la summa dell’attaccante pensante, ideale per il gioco di Benitez, fosforo e non solo muscoli, capacità decisionali e non solo tecnica sopraffina, lettura degli spazi e dei tempi di gioco e non solo aggressività e generosità. La prima punta nel calcio moderno è quella che ha la maggior libertà di azione. E quella che detta i tempi e induce, di conseguenza, i comportamenti dei compagni di squadra. Ha quindi una grande responsabilità tattica oltre che il peso di dover finalizzare il gioco. L’argentino sente questa responsabilità collettiva e i suoi movimenti non sono mai fine a se stessi ma sempre funzionali a facilitare la collaborazione coi compagni. Come nell’azione del gol che sblocca il risultato. Higuain sceglie inizialmente di venire incontro al portatore di palla, invitando Hamsik ad andare alle sue spalle. Dopo aver scaricato lateralmente di defila un pò a sinistra per liberare il corridoio di passaggio di Insigne per Hamsik stesso. Mentre la palla arriva allo slovacco riparte bruciando Stendardo nello sprint, intuendo il possibile sviluppo dell’azione. Infine calcia con freddezza sul secondo palo dove Consigli non può arrivare. Movimenti e gesti tecnici semplici ma elaborati da una pensiero sopraffino.
FOTO1 25′ st: è il momento più difficile della partita. Nonostante un paio di chance il Napoli non segna. Servono Hamsik e Callejon, ma è Higuain l’architetto che detta tempi e movimenti. Prima viene incontro e induce il taglio dello slovacco.
FOTO2 Higuain protegge palla prima di scaricare in fascia. Sente Hamsik alle sue spalle e mentre Insigne si accentra palla al piede si defila per aprire un canale tra i due compagni. Insigne vede Hamsik in posizione di vertice e lo trova con un preciso passaggio filtrante.
FOTO 3 Mentre la palla è ad Hamsik, El Pepita già legge il possibile sviluppo dell’azione. Scatta repentino e sorprende Stendardo così quando la palla arriva lui è al posto giusto al momento giusto per calciare freddamente sul secondo palo. È il gol partita.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
A.F.
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