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FOTO – Il Napoli di Benitez è già da record: negli ultimi tre anni gli azzurri erano andati sempre peggio

Otto vittorie, un pari un ko: e soprattutto un tipo di gioco al quale la squadra si è subito adeguata

NAPOLI – Sono trascorse appena dieci giornate di campionato e le differenze rispetto alle tre stagioni precedenti risultano già evidenti: il Napoli di Rafa Benitez viaggia con tre punti in più in classifica rispetto alla stagione 2012-2013 ed il divario aumenta procedendo a ritroso. Era inevitabile che si arrivasse ad un raffronto dopo il cambio di guida tecnica, la partenza di goleador come Cavani, ed un intervento piuttosto importante nell’organico. Nessuno però immaginava che in poco più di due mesi si notassero tanti punti a favore della nuova gestione. Nessuno poteva pensare ad una partenza in campionato così scoppietante. Ed in pochi pronosticavano una rotazione degli effettivi così continua nonchè efficace. Benitez ha una sorta di rigetto quando sente pronunciare il termine «turn over». Per lui si tratta semplicemente di gestione degli uomini. Una gestione peraltro altamente proficua. Non a caso il tecnico spagnolo tiene tutti in considerazione e sceglie in base al minutaggio piuttosto che distinguere «titolarissimi» dai titolari. Mai la stessa formazione per due gare di fila. Sempre qualche innesto nuovo. Sempre un paio di avvicendamenti senza che ne risentisse il gioco e l’equilibrio di squadra. Forse il segreto è tutto qui. E per uno che ama fare impresa qual è De Laurentiis, avere un allenatore simile è il massimo: poter ottimizzare l’organico ed impiegare gli effettivi senza nessuno escluso.

CRESCITA GRADUALE – Il rendimento delle tre stagioni precedenti, dal 2010 al 2013, nelle prime dieci giornate non è stato negativo. Eppure non risulta essere pari all’attuale. Nel 2010 – 2011, torneo chiuso poi con uno splendido terzo posto, nelle prime dieci giornate pagò oltremodo lo sforzo per superare il girone di qualificazione di Europa League in cui c’erano Liverpool, Steaua Bucarest ed Utrecht. Pareggiò infatti le prime due di campionato (a Firenze ed in casa con il Bari), perse al San Paolo con il Chievo Verona, pareggiò a Catania e venne sconfitto a Fuorigrotta dal Milan. Nella stagione successiva, quella della Champions, fu sconfitto a Verona con il Chievo (turn over massiccio), impattò con la Fiorentina in casa, sempre al San Paolo perse con il Parma, strappò un misero zero a zero a Cagliari e stesso punteggio ospitando la Lazio. Soltanto lo scorso anno è andato un po’ meglio nelle prime dieci: un pari a Catania (in superiorità numerica) e la sconfitta a Torino con la Juve.
Ma quest’anno, nonostante i cambiamenti, è andato addirittura meglio: solo una sconfitta con la Roma ed il pari interno con il Sassuolo. Il Napoli di Benitez ha avuto una partenza sorprendente.

L’IDENTITA’ – La nota più sorprendente in questo avvio di stagione è stata l’identità di gioco che Benitez ed i suoi collaboratori hanno saputo trasmettere al gruppo. Cambiando modulo di gioco (dal 3-5-2, al 4-2-3-1) ed uomini in alcuni punti cardini, il Napoli ha saputo in breve tempo acquistare una sua fisionomia ed anche una buona personalità, perdendo una sola volta in dieci gare e pareggiando altrettanto, fino a piegare i vice campioni d’Europa del Borussia ed espugnare il campo del Marsiglia in Champions. Avvio decisamente scoppiettante. E meccanismi di gioco consolidati in un lampo, nonchè la ricerca di un equilibrio tra un reparto e l’altro ottenuta attraverso un possesso palla ricercato quanto finalizzato.

LA GESTIONE – Benitez ha abolito subito la distinzione tra «titolarissimi» e titolari. E lo ha dimostrato in concreto dando fiducia a Mesto, Fernandez, lo stesso Duvan Zapata lanciati nella mischia senza la minima esitazione. Tranne che con Higuain, elemento indispensabile, e forse con Zuniga (andava fermato prima) non ha mai forzato la mano con un giocatore che non fosse al cento per cento della condizione. Ha saputo aspettare il momento di Mertens, come quello di Inler o Dzemaili. Ed ora Don Rafa, apprestandosi all’ennesima, razionale, rotazione con il Catania, aspetta solo l’esplosione di Hamsik. Manca solo lui all’appello (e Cannavaro). Ma anche per loro, il tecnico spagnolo ha sempre una parola di incoraggiamento.

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Rino Cesarano per il Corriere dello Sport

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