Lillo Foti, presidente della Reggina, ha lavorato con Walter Mazzarri per tre stagioni consecutive, dal 2004 al 2007, ottenendo nell’ultimo campionato la storica salvezza nonostante la penalizzazione di 15 punti (ridotti poi a 11).
Presidente, come mai Mazzarri lasciò la Reggina?
«Avevo un buon rapporto con lui ma alla fine del terzo anno, nonostante fossimo ancora in costanza di contratto, si crearono i presupposti affinchè lui accettasse un progetto di più ampio respiro con la Sampdoria. Lo liberai perché per lui era un’opportunità importante, non certo perché il suo ciclo era finito».
Mazzarri andò via perché a Reggio non si poteva fare di più, accadrà lo stesso a Napoli?
«Se il Napoli è arrivato a livelli così importanti lo deve anche al suo allenatore. Oggi il Napoli è un club con un progetto molto consistente, con un ambiente che consente di ambire a risultati ancora più importanti. Francamente non mi sembra che il percorso di Mazzarri con il Napoli sia concluso, il progetto non mi pare compiuto».
Foti dunque consiglia a Mazzarri di restare sulla panchina azzurra...
«Per carità, non consiglio nulla a nessuno. Dall’esterno vedo che il binomio Mazzarri-Napoli funziona, ma dall’interno la società sa quali scelte deve compiere per continuare a crescere e solo l’allenatore può capire se ha ancora dentro di sé le motivazioni per andare avanti, è un grande professionista che sa se vuole o può raggiungere ancora certi risultati».
Conoscendolo, non la sorprende che sia rimasto per 4 stagioni con il Napoli?
«No, perché al Sud si è sempre trovato alla grande… Probabilmente nelle piazze calde dà il meglio di sé, è accaduto nei tre anni di Reggio e a Napoli, senza dimenticare il suo esordio ad Acireale. Ci pensi…».
De Laurentiis pensa che si possa vincere con i giovani, Mazzarri crede che sia più opportuno provarci con calciatori più pronti: chi ha ragione?
«Come spesso accade la virtù sta nel mezzo. Sicuramente con i giovani si può fare strada, l’importante è acquistare i campioni: un fuoriclasse è tale a prescindere dall’età. E’ pur vero che una squadra ha bisogno anche di esperienza: fondamentale che il gruppo abbia equilibrio e omogeneità, anche tra giovani e veterani».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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