Andrea Formisano, Head of Operations, Market and Sales SSC Napoli ha parlato al convegno “Calcio e neoliberismo”. Ecco le sue dichiarazioni:
“Il risultato del brand deve essere legato al valore e slegato dal risultato sportivo. Quello che noi abbiamo costruito in questi anni dal 2006 è un principio di valore. Il tifoso non deve offendersi se viene chiamato anche cliente: è una sua tutela. Il Napoli, negli anni, ha sempre realizzato delle operazioni di co-branding: non realizziamo semplicemente un gadget ma un prodotto che ha la dignità del prodotto. Siamo l’unica squadra che ha l’azienda più ricca al mondo, Amazon, sulla maglia. Proviamo a differenziarci, a fare qualcosa di diverso: è così che creiamo valore”.
“Il bacino d’utenza è una questione delicata ovviamente. Io sostengo da tempo una teoria non scientifica che vede sostanzialmente tre cerchi concentrici di tifosi. Quelli più vicini all’epicentro della passione, che sono i più caldi, disponibili, inclini alla spesa, che possiedono un abbonamento a un broadcaster, che vengono allo stadio. Poi c’è un cerchio di mezzo, fatto di persone che guardano solo attraverso i broadcaster. I cerchi
più lontani seguono le gesta del club ma non in una maniera così vicina, e vanno fidelizzati. La storia recente dice che la fidelizzazione oltre L’Italia passa attraverso tournée, esibizioni.…e negli ultimi anni non è stato possibile”.
“Una riflessione seria che è stata fatta in Lega è la possibilità di avere orari compatibili coi pubblici all’estero. Finora abbiamo assistito a partite alle 20,45 come se fossero prima serata, probabilmente la pianificazione cambierà per abbracciare tutti i pubblici, che permetta al nostro calcio di «farsi osservare»”.
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